giovedì 17 marzo 2022
Primo sì della Corte Suprema: il caso di Juan Orlando Hernández, accusato di collusione con i narcos, è il banco di prova anche della nuova politica di Biden in America Latina. Proteste a Tegucigalpa
I sostenitori di Juan Orlando Hernández in piazza a Tegucigalpa contro l'estradizione

I sostenitori di Juan Orlando Hernández in piazza a Tegucigalpa contro l'estradizione - Ansa

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L'udienza, a porte chiuse, è andata avanti per oltre undici ore. Alla fine, il giudice di prima istanza ha dato il via libera, a nome della Corte Suprema, la cui sede è stata assediata per tutta la giornata di ieri dai sostenitori dell''ex predidente Juan Orlando Hernández. Che dunque ora, può essere estradato negli Stati Uniti dove è accusatori di narcotraffico. E dove il fratello, Juan Antonio, sconta una condanna all'ergastolo per lo stesso delitto. La difesa dell'ex leader ha tre giorni per presentare l'appello e ha già annunciato che lo farà. I tempi del procedimento giudiziario, cominciato il 15 febbraio con la richiesta Usa, dunque non saranno brevi anche se pochi dubitano sull'ok finale, dato il cambio di colore al governo, con la vittoria della rivale di Hernández, la progressista Xiomara Castro. A questo si somma la forte pressione Usa che vedono nell'affaire Hernández un modo per dare un messaggio al Centro America sulla corruzione

L'ex presidente honduregno, al potere fino a gennaio dopo due mandati, è stato duramente criticato all'interna per la scelta di cambiare il quadro normativo e ricandidarsi nel 2018. La sua rielezione è stata definita fraudolenta dall'opposizione: le successive proteste sono state brutalmente represse. Al tempo, pero, i buoni rapporti con l'Amministrazione Trump consentirono a Hernández di sopravvivere allo scandalo. L'arrivo di Biden alla Casa Bianca ha ribaltato la situazione. L'attuale leader Usa ha scelto di fare della lotta alla corruzione uno dei pilastri della sua politica centroamericana. Il caso Hernández è così diventato il banco di prova della strategia.

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