sabato 12 febbraio 2011
Gli attacchi al Papa sull’uso del preservativo in Africa per combattere l’Aids dovrebbero essere radicalmente rivisti. Merito di un nuovo studio appena pubblicato dallo studioso di sanità pubblica Daniel Halperin, docente alla Harvard University e rilanciato dal sito www.missionline.org. Tale ricerca dà ragione a Benedetto XVI e alla sua sottolineatura dell’educazione (e non dello strumento «tecnico» del condom) per sconfiggere la diffusione dell’Aids.
COMMENTA E CONDIVIDI
Gli attacchi al Papa sull’uso del preservativo in Africa per combattere l’Aids dovrebbero essere radicalmente rivisti. Merito di un nuovo studio appena pubblicato dallo studioso di sanità pubblica Daniel Halperin, docente alla Harvard University. Come rilanciato dal sito www.missionline.org, tale ricerca, in pratica, dà ragione a Benedetto XVI e alla sua sottolineatura dell’educazione (e non dello strumento «tecnico» del condom) per sconfiggere la diffusione dell’Aids.Il dato non indifferente - prosegue l'articolo pubblicato su missionline.org - è che la notizia è stata diffusa dall'agenzia Irin, promossa dalle Nazioni Unite, i cui organismi sanitari e di sviluppo - Oms, Unfpa, ... - sostengono abitualmente la soluzione-preservativo rispetto a quella educativa, promossa e appoggiata da missionari ed enti cristiani.In uno studio recentissimo, Halperin ha preso in esame il caso dello Zimbabwe per capire qualcosa sulla prevenzione della diffusione dell’Aids. In sintesi, il ricercatori di Harvard ha riscontrato che «una riduzione nei partner sessuali conduce a una decrescita delle nuove infezioni da Aids». Il caso Zimbabwe lo dimostra: la prevalenza del virus è caduta del 13% dal 1997 al 2007, un crollo troppo evidente per attribuirlo a motivazioni naturali ma la cui ragione risiede altrove, ha sottolineato lo studioso Usa. «Il modello esaminato ha dimostrato che non si tratta di una curva naturale – ha spiegato Halperin -. Il calo è stato troppo forte. Questo suggerisce che ciò è dovuto a cambiamenti di comportamento e anche i dati empirici derivanti dai comportamenti suggeriscono un cambio». Secondo il ricercatore la storia di successo dello Zimbabwe avvicina il Paese di Mugabe alla vicenda dell’Uganda, la prima a promuovere una riduzione dei partner sessuali per sconfiggere l’Aids, come visto negli anni Novanta a Kampala e dintorni.I numeri sono lì a dimostrarlo: il crollo dell’incidenza dei sieropositivi (- 13% in 10 anni) viene dimostrato nella provincia di Manicaland dove dal 1998 al 2003 sono diminuiti del 40% gli uomini che hanno ammesso di avere partner sessuali multipli: lo stesso periodo in cui – segnala Halperin – è diminuita l’incidenza del virus.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: