giovedì 18 maggio 2017
L'attacco all'alba nel villaggio di Aqareb. Fra le vittime almeno 15 minori e alcune donne: «Numerosi i decapitati». Jet Usa colpisce forze filo-Assad Mosca: infondate le accuse sui forni
Civili in fuga da Raqqa

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È di 52 civili uccisi, tra cui minori e donne, il bilancio del massacro compiuto dal Daesh nella Siria centrale a est di Hama. Lo ha riferito l'agenzia ufficiale "Sana", che cita il direttore dell'ospedale di Salamiya, capitale della provincia attaccata questa mattina all'alba da miliziani locali del Daesh. L'attacco contro il villaggio di Aqareb, vicino a Salamiya, ha causato «molte vittime». Nell'ospedale di zona sono arrivate 52 salme, di cui 15 minori tra 3 e 13 anni. A confermare il bilancio anche l'Osservatorio siriano dei diritti umani. Inoltre un bombardamento aereo statunitense ha colpito forze filo-Assad in Siria: lo riferisce un responsabile Usa. Non è chiaro se il raid abbia centrato anche forze militari regolari siriane. Secondo i media arabi, il raid ha centrato un convoglio di milizie sciite che combattono a fianco dei governativi siriani nei pressi del confine con la Giordania.

Mosca: nessuna prova sui forni crematori a Saydnaya

Frattanto Mosca ritiene che il rapporto dagli Stati Uniti, pubblicato questa settimana, su presunti crimini commessi dal governo siriano contro i suoi cittadini, manca di prove. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. «Il documento contiene una serie di dichiarazioni comuni, e purtroppo tutte infondate», ha dichiarato Zakharova. La portavoce della diplomazia russa ha indicato che il rapporto manca di fatti precisi che potrebbero confermare presunte «numerose violazioni del diritto internazionale». Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato una serie di immagini satellitari di strutture in Siria, che comprenderebbero anche un forno crematorio presso il carcere militare di Saydnaya. Secondo i diplomatici americani, il forno crematorio presso il carcere viene usato per distruggere i corpi dei prigionieri, sottoposti a torture spesso mortali. Tutto questo sta accadendo «con il supporto incondizionato di Russia e Iran», ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato.

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