giovedì 12 gennaio 2017
Ancora 60mila nelle tende. La situazione è peggiorata con il passaggio a ottobre dell'uragano Matthew. Cappellini (Avsi): «L'isola non rinuncia a trovare un modo per rialzarsi»
Bimbi al centro educativo di Avsi a Port-au-Prince

Bimbi al centro educativo di Avsi a Port-au-Prince

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La maggior parte dei libri dell’unica biblioteca del sud di Haiti è stata distrutta dall’uragano Matthew, che si è abbattuto sull’isola ad ottobre. I pochi testi sopravvissuti sono stati presi in carico dagli studenti della zona. Seduti sotto un ballatoio di cemento, sotto il sole impietoso dei Caraibi, i ragazzi sfogliano le pagine umide e le stendono al sole ad asciugare, mentre il paesaggio intorno testimonia in silenzio l’ultima catastrofe. «Sono stanchi e accaldati, ma i libri sono preziosi e non possono andare perduti. Allora, in attesa che riprendano le lezioni, loro cercano di asciugarli. Haiti è così. Sfogliano le pagine e credono fermamente che la carta asciugherà e la vita riprenderà il suo corso», racconta Fiammetta Cappellini, da oltre dieci anni responsabile di Avsi nel Paese più povero dell’Occidente. Miseria e calamità naturali ¬– cadute in abbondanza nel passato recente - ¬, però, non hanno fiaccato la resistenza dell’isola e dei suoi abitanti. «La puoi scuotere dalle fondamenta con uno dei peggiori terremoti che la storia dell’uomo ricordi, la puoi inondare e spazzare via con un uragano della massima violenza, ma lei, Haiti, troverà sempre un modo per rialzarsi», continua Cappellini.

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Il terremoto e la difficile ricostruzione

Sono trascorsi esattamente sette anni da quando un sisma di sette gradi Richter uccise oltre 220mila persone. Tuttora in 60mila vivono nelle tende. L’epidemia di colera ¬– esplosa nel post-terremoto ¬– continua ad infettare 50mila residenti all’anno. La ricostruzione, nel frattempo, procede a rilento anche a causa del contesto di debole crescita economia. Gli indicatori di sviluppo restano bassi, alcuni sono addirittura negativi. Matthew ha peggiorato la situazione, devastando i raccolti. In tutto, in due milioni sono stati colpiti dall’uragano.

La fatica della cooperazione

“Ostinati, però, gli haitiani non rinunciano a immaginare il futuro”, sottolinea la responsabile di Avsi. Dal 2010, l’Ong ha avviato 19 nuove opere: sette scuole, due centri educativi, sei centri nutrizionali, tre laboratori artigianali e un ristorante comunitario. Progetti di lungo periodo che, “all’assistenza post-tragedia mordi e fuggi”, preferiscono la “fatica” di collaborare con i locali. Alla fine, però, i buoni risultati arrivano. Certo le sfide sono ancora tante. E Haiti ha ancora necessità di un aiuto intelligente del mondo

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