mercoledì 28 settembre 2022
L’Ong: «Il caro carburanti, la violenza delle gang e le proteste di strada hanno innescato una crisi gravissima». L’appello di padre Richard Frechette: «Qui manca tutto»
Padre Richard Frechette, sacerdote e medico

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«Ormai siamo davanti a una vera e propria guerra. L’emergenza ad Haiti è quotidiana e la crisi umanitaria si traduce in una gravissima crisi alimentare. Anche la missione Onu, che ha rinnovato il suo mandato, è molto preoccupata di questa situazione. Ma in questo momento registriamo disattenzione da parte della comunità internazionale». La Fondazione Francesca Rava è da anni una “sentinella” preziosa sulla situazione in corso ad Haiti, il Paese più povero dell’emisfero occidentale che si trova a vivere caos politico, violenze di strada e uno scenario economico preoccupante. Nei giorni scorsi, la Fondazione ha ricevuto una lettera da parte di padre Richard Frechette, sacerdote e medico: «Qui manca tutto. L’acqua e il cibo scarseggiano drammaticamente e, ogni giorno, vengono seppelliti centinaia di corpi di adulti e bambini. Abbiamo bisogno di aiuto, dateci voce, non dimenticateci», la sua testimonianza.


Parole che fa proprie Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava: «Haiti vive in totale anarchia, con proteste continue che chiedono le dimissioni del premier e le gang armate che hanno come unico obiettivo l’arricchimento». A peggiorare la situazione la mancanza di carburanti, il cui costo ha avuto tra l’altro un’impennata, con conseguenze anche sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari. «Tutto ad Haiti funziona grazie ai generatori, e senza gasolio le strutture restano al buio. Anche gli ospedali sono in forte difficoltà. Senza contare le ricadute sui trasporti e sulla distribuzione dell’acqua, che solitamente noi portiamo negli slum con i camion. Ormai la gente riesce a bere a malapena una volta ogni due giorni, con problemi seri di disidratazione», continua Rava.


Le gang cercano di conquistare ogni giorno più fette di territorio e l’Onu parla di «catastrofe umanitaria», con 4,9 milioni di haitiani in uno stato di bisogno. «Padre Rick assiste i 300 bambini del nostro centro disabili, la Casa dei piccoli angeli – aggiunge Rava –. L’ospedale Saint Damien, l’unico centro pediatrico del Paese da noi realizzato e sostenuto che cura 80mila bambini ogni anno, non ha mai chiuso i battenti ma la routine ormai è diventata l’emergenza. Le banche sono chiuse, i mercati anche, così che i civili non riescono nemmeno a vivere di commercio o baratto: sono prigionieri della loro stessa povertà. Si parla tanto di agenda 2030 per eliminare la fame nel mondo, ma non si mette riparo a questa crisi alimentare gravissima». La Fondazione Rava, che conta solo su personale locale, sostiene 32 scuole di strada nei quartieri più poveri della capitale Port-au-Prince. Si lavora sulle adozioni a distanza, i progetti specifici, la sensibilizzazione sui diritti dei minori, ma in un clima sempre peggiore. «Stiamo rispondendo all’emergenza ucraina e lavoriamo anche in Italia, ma non possiamo prescindere dall’attenzione su Haiti – conclude Rava –. Dobbiamo prendere esempio dal coraggio dei medici e degli operatori locali per riuscire a salvare anche solo una vita in più».

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