giovedì 19 luglio 2012
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Arriva dall’India il sussidio per la pros­sima Settimana di preghiera per l’u­nità dei cristiani. Traendo spunto da Michea (6,6-8) , si focalizza sulla domanda: «Che cosa esige Dio da noi?». Sono pagine intense, in cui risuona con forza il grido di do­lore dei cristiani perseguitati e l’ansia di li­berazione e di riscatto sociale dei dalit , dei fuori casta, degli ultimi della terra, schiac­ciati dai potenti, ma prediletti da Dio. La prima redazione del sussidio è stata affi­data al Movimento studentesco cristiano del­l’India ( Student Christian Movement of In­dia ), in collaborazione con la Federazione degli universitari cattolici di tutta l’India ( All India catholic university federation ) e al Con­siglio nazionale delle Chiese in India ( Natio­nal Council of Churches in India).Nel set­tembre 201, a Bangalore, è stata scritta la versione definitiva, con l’intervento della Commissione internazionale nominata dal­la Commissione Fede e Costituzione del Con­siglio ecumenico delle Chiese e dal Pontifi­cio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Il Movimento studentesco cristiano dell’In­dia costituisce la più antica organizzazione giovanile ecumenica del Paese. Ha come sim­bolo una candela accesa circondata dalla scritta «Che tutti siano uno». Vi aderiscono 10 mila universitari appartenenti a tutte le de­nominazioni cristiane sparse sul territorio. Essi si impegnano in iniziative a favore della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato, del dialogo interreligioso e in­terconfessionale. Hanno una forte sensibilità per le questioni sociali, nella volontà di promuovere la di­gnità della donna e di difendere i dirit­ti dei più poveri.Il Movimento ha fe­steggiato i cent’an­ni di attività il 28 gennaio 2012 con una cele­brazione di ringraziamento a Serampore nel Bengala, dove nacque. Proprio per solennizzare il centenario ha ri­cevuto l’incarico di preparare il testo per la Settimana di preghiera per l’unità dei cri­stiani del 2013. In queste pagine è racchiusa una netta condanna della rigida suddivisio­ne in caste, accanto alla difesa appassionata dei diritti dei dalit . «Attraverso la Settimana di preghiera – è scritto nel sussidio – i cri­stiani di tutto il mondo si chiedono in frater­nità ecumenica che cosa significa praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con u­miltà davanti al no­stro Dio. Questo te­ma è sviluppato at­traverso gli otto gior­ni con la metafora del cammino. Per le comunità dei dalit , il cammino verso la li­berazione è insepa­rabile dal cammino verso l’unità. E così in questa settimana il nostro cammino con i dalit, e con tutti quelli che spasimano per la giustizia, è parte integrante della pre­ghiera per l’unità dei cristiani. Siamo invita­ti ad uscire fuori dai posti tranquilli del no­stro comfort. Con le persone ferite di ogni tempo e luogo, Cristo chiede al Padre perché l’ha abbandonato. È chiaro quale direzione dobbiamo prendere: essere con Cristo signi­fica essere solidali con chi è ai margini, poi­ché Cristo, il crocifisso, condivide profonda­mente i patimenti dei dalit , le piaghe degli ul­timi della terra».Il testo sostiene con altrettanto vigore il di­ritto dei cristiani di professare liberamente la propria fede e dà spazio alla voce coraggio­sa di una donna che in Orissa ha sofferto per Cristo. In India ci sono 24 milioni di cristia­ni, di cui i cattolici costituiscono il gruppo più numeroso. Il Consiglio nazionale delle Chiese è espressione delle Chiese protestan­ti ed ortodosse e rappresenta 13 milioni di persone. Le recenti persecuzioni hanno col­pito cattolici, protestanti, ortodossi. In tutti è forte il desiderio di salvezza espresso da Ta­gore in «Gitanjali», con la poesia che apre an­che la liturgia ecumenica del sussidio: «Do­ve la mente è senza paura e si tiene alta la te­sta; dove la conoscenza è libera... sotto quel cielo di libertà, Padre, fa’ che il mio Paese si svegli».
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