sabato 28 gennaio 2012
​Secondo Amadeu Altafaj, portavoce del commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, su pressione della Germania Atene sarebbe chiamata a cedere a «un commissario per il bilancio» la sovranità sulle sue decisioni in materia di politica fiscale e di spesa. Solo lunedì sera nel corso del vertice europeo si conoscerà il testo definitivo del Trattato intergovernativo sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione monetaria ed economica.
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La Commissione europea «rafforzerà ulteriormente» il suo ruolo di controllo sulle politiche di bilancio della Grecia, anche se la responsabilità dell'attuazione del secondo programma di aiuti del valore di 130 miliardi di euro resta alle autorità di Atene. Lo ha chiarito Amadeu Altafaj, portavoce del commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, in riferimento a quanto rivelato dal Financial Times, secondo cui, su pressione della Germania, la Grecia sarebbe chiamata a cedere a Bruxelles, a «un commissario per il bilancio», la sovranità sulle sue decisioni in materia di politica fiscale e di spesa. «La Commissione è impegnata a rafforzare ulteriormente la sua capacità di monitoraggio e sta attualmente sviluppando la sua capacità sul terreno», spiega il portavoce di Bruxelles in una dichiarazione scritta, sottolineando però che «i compiti esecutivi restano piena responsabilità del governo greco, che è responsabile davanti ai suoi cittadini ed alle sue istituzioni». «Questa responsabilità - ribadisce Altafaj - sta sulle loro spalle e deve restare così».D'altro canto, ricorda, le conclusioni del vertice del 26 ottobre scorso dei leader dell'eurozona sul nuovo programma di aiuti ad Atene affermano che «la sua attuazione è responsabilità delle autorità greche», ma che, «nel contesto del nuovo programma, la Commissione, in cooperazione con gli altri partner della troika, stabilirà nel corso della sua durata una capacità di monitoraggio sul terreno, anche con il coinvolgimento di esperti nazionali, per lavorare in stretta e continua cooperazione con il governo greco e con la troika, per fornire consigli ed assistenza in modo da assicurare una tempestiva e piena attuazione delle riforme». Il portavoce di Rehn chiarisce infine che il nuovo ruolo previsto per la Commissione europea "sarà delineato in un memorandum d'intesa».ECCO COSA PREVEDE IL PROSSIMO VERTICE UEIl testo definitivo del Trattato intergovernativo sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione monetaria ed economica si conoscerà solo lunedì sera. La bozza che arriva sul tavolo dei leader lascia aperti i nodi sul debito e la partecipazione dei Paesi fuori euro ai summit di Eurolandia, che i negoziati tecnici nonsono riusciti a chiudere. Questi i punti principali del documento di 11 pagine:CHI PARTECIPA. Tutti i Paesi della Ue, tranne la Gran Bretagna. Ma non è sicuro che si terminerà con tutti e 26. La Polonia mette in causa la sua adesione se non otterrà di partecipare a tutti i Vertici dell'Eurogruppo. Il sì della Svezia è legato al via libera condizionato ottenuto dal governo di minoranza dall'opposizione socialdemocratica. La posizione della Repubblica ceca resta incerta.OBBLIGO AL PAREGGIO. Il "contratto" tra i 26 introduce la "regola d'oro" del pareggio di bilancio nelle Costituzioni nazionali e/o in legislazioni equivalenti e prevede «sanzioni semiautomatiche» contro ogni «violazione del criterio del disavanzo». Le procedure potranno essere bloccate solo con una maggioranza qualificata contraria (85%). I governi hanno un anno di tempo a partire dall'entrata in vigore del Trattato permettere in atto le nuove norme sul pareggio. I Paesi più "rigoristi" chiedono procedure e sanzioni semiautomatiche anche per lo sforamento del tetto sul debito (l'Italia si oppone). Decideranno i leader.SANZIONI E MULTE. La Corte di giustizia Ue potrà imporre sanzioni fino a un massimo dello 0,1% del Pil ai Paesi che non introdurranno l'obbligo del pareggio di bilancio nelle norme nazionali. Le multe «dovranno essere versate all'Esm», il fondo salva-Stati permanente che dal primo luglio prossimo subentrerà all'Efsf. A decidere un importo delle ammende «adeguate alle circostanze» sarà la Corte di giustizia Ue e la sanzione pecuniaria potrà scattare quando il Paese al centro della procedura risulterà recidivo, ovvero colpevole di non aver rispettato una prima sentenza di condanna emessa dalla stessa Corte. La precedente versione prevedeva un ruolo della Corte anche per punire violazioni sugli obiettivi in materia di conti pubblici, una norma alla quale Europarlamento e Commissione si sono opposti tenacemente.CHI DENUNCIA. Il potere di "denunciare" ai giudici europei un Paese indisciplinato potrà essere esercitato sia dalla Commissione europea che da un altro Paese della zona euro firmatario dell'accordo. RITMO DI RIDUZIONE DEL DEBITO. Il Patto prevede l'obbligo di rientrare verso il tetto del 60% del Pil al ritmo di 1/20 l'anno per la parte eccedente. Il testo fa riferimento al six pack in cui si menzionano gli altri "fattori rilevanti" che concorrono a determinare la sostenibilità di medio periodo (indebitamento privato, spesa pensionistica, attivo patrimoniale). ESM, AIUTI SOLO A CHI FIRM. L'avvio di «nuovi programmi di assistenza finanziaria attraverso l'intervento dell'Esm sarà condizionato alla ratifica del nuovo Trattato da parte del Paese interessato».PAESI NON EURO IN SUMMIT. Il testo attuale prevede lo svolgimento di «almeno» due summit  dell'Eurogruppo l'anno e la partecipazione dei paesi firmatari non euro ad «almeno» uno. La Polonia chiede di partecipare a tutti. Saranno i leader a pronunciarsi.IN VIGORE DOPO 12 RATIFICHE. Il Patto diventerà operativo il 1/0 gennaio 2013, non appena «sottoscritto da almeno 12 Paesi membri dell'euro». Il processo di ratifica (parlamento o referendum) è deciso dai singoli Paesi.CINQUE ANNI POI NEI TRATTATI - Entro cinque anni le nuove regole devono rientrare nella cornice dei Trattati Ue esistenti.
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