lunedì 6 luglio 2015
Netta vittoria dei no (61,3 contro 38,7%) in Grecia e notte di festa in piazza Syntagma, ad Atene. Tsipras confida in un accordo. "Manda la Grecia contro un muro" ha detto Angela Merkel che oggi incontrerà Hollande. Martedì il summit dell'Eurozona.
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Game over. E forse la Grexit dietro l’angolo. O forse no, forse la Grecia resterà nell’euro, forse verrà trattenuta per i capelli per non sfasciare l’edificio già provato dell’Unione Europea. Ma ciò che conta in queste ore è il “no” a valanga che travolge le previsioni della vigilia e manda uno schiaffo sonoro all’Europa, a Angela Merkel, ai falchi tedeschi, olandesi, scandinavi, al ministro Schaeuble raffigurato in migliaia di manifesti nei giorni della campagna referendaria. Syriza stravince il referendum indetto da Alexis Tsipras, l’Europa accetta raggelata il responso delle urne, Angela Merkel e François Hollande sollecitano una riunione dell’Eurogruppo. «Il voto del referendum greco – dicono (e non potrebbero fare altrimenti) – va rispettato».In attesa di una più profonda analisi del voto appare già evidente che è stato il voto dei giovani a portare Tsipras sugli scudi, un voto trasversale che va dai comunisti del Kke agli anarchici dei centri sociali a Alba Dorata, passando, appunto per Syriza. «Il popolo greco – scandisce il premier Tsipras a notte fonda con un discorso molto più politico rispetto all’aggressività mostrata nelle scorse settimane - ha fatto una scelta coraggiosa. Oggi tutti insieme abbiamo scritto una pagina della storia europea. Quando un popolo ha un credo può superare tutte le difficoltà. Il mandato che ricevo dagli elettori è quello di raggiungere una soluzione accettabile. Noi non volevamo uno scontro con l’Europa, noi vogliamo rinegoziare il debito e riformare il sistema bancario. Abbiamo un piano di riforme, ma sappiamo che lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto che il nostro non è un debito sostenibile».La vittoria del partito del “no” getta tuttavia la Grecia nell’illusione che il Paese possa fare a meno dell’Europa, che possa battere moneta, che possa ricevere capitali dall’estero. Si avventura cioè, come disse il presidente della Bce Draghi tempo fa, «in acque inesplorate». Difficile che i tedeschi accettino di riaprire un dialogo, ma forse saranno i mercati ad ammorbidire le cose: la vittoria del “no” tutto sommato regala un po’ di chiarezza. Non la pensa così il vice cancelliere tedesco Gabriel: «Tsipras e il suo governo portano il popolo greco su una strada di amara rinuncia e di disperazione: con il no alle regole del gioco dell’eurozona trattative su programmi miliardari sono quasi inimmaginabili. La palla adesso è nel campo di Atene».Specularmente al trionfo di Tsipras, l’ex premier Antonis Samaras si è dimesso dal suo incarico di leader di Nea Dimokratia, il principale partito di opposizione, che ha sostenuto il "Sì". Nessuno per ora parla di un governo di unità nazionale. Si parla invece di cosa accadrà stamane, quando le banche dovranno riaprire. Ammesso che abbiano liquidità sufficiente per poter aprire gli sportelli. Ed è questo piccolo particolare che nella notte del trionfo potrebbe rendere difficoltoso il sonno di Alexis Tsipras.
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