lunedì 5 gennaio 2015
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Quando mancano ormai venti giorni al voto politico in Grecia, che rischia di avere imprevedibili conseguenze sull'Eurozona, la breve campagna elettorale ellenica si surriscalda, archiviate le festività natalizie. Il tutto nel segno della massima incertezza: il partito della sinistra radicale Syriza resta infatti in testa ai sondaggi d'opinione, come ormai da mesi, ma il suo vantaggio sui conservatori di Nea Dimokratia si assottiglia. È quanto emerge dai risultati del sondaggio d'opinione condotto dalla società Rass, per conto del quotidiano "Eleftheros Typos". Un sondaggio che contiene anche un altro messaggio rilevante, nel bel mezzo della bufera di affermazioni e smentite da Berlino e Bruxelles sulla possibilità di un'uscita di Atene dall'Euro: il 74,2% degli intervistati dice No alla cosiddetta 'Grexit' e al ritorno alla dracma. In base al rilevamento Syriza, visto da molti osservatori interni ed esteri come un rischio per la permanenza greca nell'Eurozona, ottiene il 30,4% delle preferenze contro il 27,3% di Nea Dimokratia. Al terzo posto si trova il Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 4,8%. Seguono To Potami (Il Fiume, formazione politica di centro-sinistra) con il 4,7%, il partito filo-nazista Chrysi Avghi (Alba Dorata) con il 3,8% e il Pasok (socialista) con il 3,5%. Alla domanda su chi sarebbe il miglior primo ministro al momento per la Grecia, il 41% ha però indicato l'attuale capo del governo Antonis Samaras, contro il 33,4% che ha espresso una preferenza per Alexis Tsipras, leader di Syriza. E il leader della sinistra preme sull'acceleratore e sfida ancora una volta Samaras a tenere un dibattito in tv: "Abbiamo un obbligo verso la Storia. Serve un dibattito televisivo pubblico, chiaro e aperto, di fronte al nostro giudice ultimo: il popolo greco", ha affermato Tsipras. "Le elezioni del 25 gennaio sono forse le più decisive della nostra storia moderna. Il popolo greco, dopo quattro anni di sacrifici senza fine, deve scegliere tra due strategie diametralmente opposte. E nonostante il breve processo elettorale, gli elettori vogliono conoscere tutte le nostre proposte, argomenti, impegni". Samaras, oggi impegnato in un tour elettorale nel nordest, si è detto "ottimista" sul risultato del voto. A guidare la crociata anti-Tsipras è stato nelle ultime ore il vicepremier socialista e ministro degli Esteri Evangelos Venizelos, che parlando a Kathimerini ha ribadito che un voto a Syriza potrebbe voler dire la fine della permanenza nell'Eurozona. Venizelos, nell'intervista, racconta tra l'altro come nel 2011 in Polonia fu discussa con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble la possibilità di un'uscita 'amichevolè di Atene dalla moneta unica, possibilità poi archiviata - a suo dire - su pressione dello stesso Venizelos. Ma Venizelos alza i toni anche a causa di un'altra minaccia per il suo partito socialista Pasok, che rischia di diventare irrilevante il giorno dopo il voto: la nuova formazione dell'ex premier Giorgos Papandreou, il Movimento dei socialisti democratici, che punta a superare il 3% di consensi (soglia di sbarramento per entrare in Parlamento) il 25 gennaio. E giocare un ruolo forse decisivo nella formazione di un futuro governo.
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