lunedì 6 dicembre 2021
Polemiche per le linee guida «neutre» del Royal College of Midwives, la più antica delle organizzazioni britanniche votate alla maternità. Poi il dietrofront
Le ostetriche «politically correct» cancellano i termini mamma e donna
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Non «madre» ma «persona post-natale». La tentazione di stravolgere il linguaggio, di renderlo più adeguato alla comunicazione neutra dell’ideologia “gender”, ha colpito anche il Royal College of Midwives, la più antica delle organizzazioni britanniche votate alla maternità: quella che rappresenta le ostetriche. L’altro giorno l’ordine ha diffuso le nuove linee guida sul sonno dei neonati ma nel documento, pubblicato online, non è mai stata usata una parola che evocasse l’idea della vita generata da una donna. Il testo ha scatenato un vortice di proteste a cui sono seguite le scuse (non scontate) dell’organizzazione. Nella versione originaria del documento, la raccomandazione all’uso della culla affiancata al letto dell’ospedale, dopo il parto, e del campanello da suonare in caso di necessità è stata rivolta a «persone» incaricate della cura «post-natale».

Chi, è stata l’osservazione che ha fomentato la rivolta, è autorizzato a dormire accanto ai neonati in una struttura sanitaria? La risposta è ovvia: le mamme. L’accostamento di parole vaghe è stato ordito, insomma, per evitare l’uso di «madre». Non è la prima volta che succede. Il mese scorso il vocabolo è scomparso anche dai documenti sulle politiche per la maternità del governo scozzese. Due anni fa la British Medical Association aveva incoraggiato i medici a utilizzare l’espressione «persone in gravidanza» al posto di «future mamme». Presieduta da Gill Walton, membro del programma Stonewall per l’integrazione Lgbt nelle aziende, l’associazione delle ostetriche si è spinta oltre cancellando l’idea del parto per sostituirla con quella di cura post-natale. L’accusa mossa dalle donne (e dagli uomini) che si sono ribellate è che l’associazione ha cercato di destrutturare il concetto di femminilità e maternità in un ambito specifico, come quello in cui operano le ostetriche, che non può prescindere dall’idea del parto. Nel giro di qualche ora dalla pubblicazione, la direzione dell’ordine ha chiesto scusa. «È’ stato un grave errore – è stato precisato – soprattutto alla luce dell’impegno con cui garantiamo che le donne non vengano cancellate dalla narrativa sulla maternità e sulla nascita». Il mea culpa è stato accompagnato dalla promessa di nuove linee guida. Tra le voci più significative della protesta c’è stata quella di Milli Hill, una giornalista schierata, insieme alla scrittrice JK Rowling, dalla parte di chi ritiene che l’essere donna non sia una qualifica arbitraria ma biologica (oltre che identitaria). In nome dell’inclusività, leitmotif delle campagne Lgbt, ha sottolineato, il collegio «ha escluso le madri, il pubblico principale a cui le linee guida erano dirette». Il fatto che il tiro sia stato corretto è stato tuttavia considerato come un buon segno di resistenza all’ideologia “gender”. Non il primo, considerato che il progetto Stonewall sta perdendo adesioni. Persino la piu grande rete per l’aborto, il British Pregnancy Advice Service, si è rifiutato di adottare un linguaggio «trans-friendly»: «Il parto come l’accesso alla contraccezione d’emergenza – ha precisato – sono questioni che riguardano le donne».

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