martedì 17 maggio 2016
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DAMASCO «Non c’è più niente da mangiare e la popolazione è condannata a preparare zuppe a base di erbe e foglie», aveva denunciato Sijjad Malik, capo dell’Acnur, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati in Siria, dopo una drammatica visita a gennaio nella città dell’assedio. Ora un “timido” segno di speranza si è acceso a Madaya, la città a 25 chilometri da Damasco, lungo il confine con il Libano, dallo scorso luglio sotto l’assedio ferreo di Hezbollah e del regime. Il governo siriano ha permesso a 68 studenti di uscire dalla città assediata per sostenere gli esami di fine anno nella vicina Rawda. Il via libera per gli studenti è il risultato di un negoziato fra il governo e l’amministrazione locale. A riferirlo il sito della tv panaraba al-Arabiya, che ha citato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna. I riflettori si sono accesi sulla città all’inizio dell’anno quando finalmente un primo convoglio umanitario, composto da 47 camion, era riuscito a rompere l’assedio che sta “martirizzando” Madaya: cibo e 7,8 tonnellate di medicinali che hanno offerto un temporaneo “respiro” ai 42mila abitanti, ridotti ormai allo stremo. «Almeno 20mila residenti sono drammaticamente privati del necessario per sopravvivere e 23 pazienti del centro sanitario sostenuto da Msf sono morti di fame nell’ultimo mese», ha denunciato, sempre all’inizio dell’anno, Medici senza Frontiere. La città è assediata dalle forze del regime dal luglio 2015. Intanto nel Paese continua la “guerra” al Daesh. Raid aerei della Coalizione internazionale a guida Usa e bombardamenti dell’artiglieria turca hanno ucciso 27 jihadisti nella regione di Azaz, a nord di Aleppo. L’agenzia statale di Ankara, Anadolu ha fatto sapere, citando fonti militari, che sono state colpite anche postazioni da cui si preparavano nuovi attacchi contro la provincia frontaliera turca di Kilis, in cui da gennaio 21 persone sono rimaste uccise da razzi sparati dal nord della Siria. Le forze governative hanno poi lanciato di riconquistare la città di Zara, località chiave nella Siria centrale – nota per essere abitata da membri della comunità alawita di cui fanno parte i clan al potere in Siria da mezzo secolo – presa nei giorni scorsi dalle forze anti-regime. ( E.A.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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