sabato 2 gennaio 2016
L'Arabia Saudita ha condannato alla pena capitale Nimr al-Mimrits insieme ad altre 47 persone, accusate di terrorismo. Si riaccende lo scontro per i diritti della minoranza sciita nel regno saudita, ma non solo. Sale, quindi, la tensione nell'area del Golfo. Nel 2015 sono state 157 le condanne a morte eseguite dal governo sunnita di Riad.
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​Torna a infiammarsi l'area del Golfo. L'Arabia Saudita ha reso noto di aver eseguito 47 condanne a morte per terrorismo, 43 membri di Al Qaeda e quattro attivisti sciiti, tra cui l'influente imam sciita Nimr al-Nimrits. Proprio l'esecuzione di quest'ultimo ha suscitato l'ira di Teheran che ha avvertito che Riad la "pagherà cara". Nelle stesse ore la coalizione a guida saudita ha annunciato la fine del cessate il fuoco in vigore dal 15 dicembre in Yemen con i ribelli sciiti houthi, un'altra decisione destinata a inasprire i rapporti con l'Iran. Nimr al-Nimr era considerato come uno dei principali organizzatori delle proteste sciite divampate nel 2011 e protrattesi fino al 2013 nelle regioni orientali del regno a guida sunnita per chiedere la fine dell'emarginazione delle minoranze religiose. Una rivolta in cui furono uccisi diversi poliziotti a colpi d'arma da fuoco o con il lancio di molotov e per la quale sono già stati giustiziati numerosi militati sciiti. Gli sciiti sono il 5% della popolazione saudita. L'Arabia Saudita ha eseguito almeno 157 condanne a morte nel 2015, primo anno di regno di Salman bin Abdelaziz, un netto aumento rispetto alle 90 del 2014. Il ministero dell'Interno ha iniziato il comunicato sulle nuove esecuzioni con la citazione di versetti del Corano e la tv di Stato ha mostrato immagini di cadaveri e locali distrutti negli attacchi qaedisti. Il Gran muftì saudita, Sheikh Abdulaziz Al al-Sheikh, è apparso in tv e ha definito giuste le condanne a morte. Si è trattato della più massiccia esecuzione in Arabia Saudita dal 1980, quando furono giustiziati 63 ribelli jihadisti che avevano attaccato la Grande Moschea della Mecca nel 1979. Le esecuzioni dei qaedisti rischiano di portare a un'ulteriore escalation nella guerra al Daesh i cui simpatizzanti hanno già colpito in Arabia Saudita nel 2015, accrescendo la pressione sulle autorità perchè usassero il pugno duro contro i militanti jihadisti. La scelta di giutiziare Nimr al-Nimr e almeno altri tre attivisti sciiti (di cui uno che era minorenne all'epoca dell'arresto), invece, potrebbero aggravare i rapporti con la grande potenza rivale nella regione, l'Iran sciita. Il fratello del religioso sciita, Mohammed al-Nimr, ha espresso l'auspicio che qualsiasi risposta alle esecuzioni sia pacifica: "Nessuno deve avere reazioni al di fuori di una cornice pacifica, basta bagni di sangue".
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