mercoledì 30 dicembre 2020
Se non ci sarà un'intesa per questo lembo di terra iberica in mano alla Gran Bretagna tornerà la frontiera con tanto di passaporti e controllo. Un problema serio per chi vive nella zona
Al confine tra la Spagna e l'enclave di Gibilterra

Al confine tra la Spagna e l'enclave di Gibilterra - Ansa / Epa

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Il tempo scorre velocemente. A poche ore dal divorzio ufficiale tra Londra e Bruxelles del primo gennaio, la Spagna ha lanciato un ultimatum alla Gran Bretagna per arrivare a un accordo su Gibilterra, espressamente esclusa dal compromesso del 24 dicembre.

L’obiettivo è evitare che la barriera fra la Línea de la Concepción (Cadice) e la Rocca diventi la nuova frontiera esterna Ue, una volta consumata la Brexit.

Madrid vuole un’intesa che consenta la massima mobilità: senza recidere i legami con Londra, l’ex colonia britannica rafforzerebbe i vincoli con la Spagna attraverso l’Unione Europea, incorporando di fatto gli abitanti di Gibilterra alla zona Schengen di libera circolazione, alla quale si è sempre rifiutata di aderire la Gran Bretagna.

In altre parole, nel post-Brexit, Gibilterra non avrebbe una frontiera terrestre per gli europei, ma disporrebbe di una frontiera aeroportuale rafforzata. Il patto consentirebbe di aprire voli dal Peñón ai 26 Stati dello spazio Schengen, a differenza di quanto accade nell’attualità in cui sono permessi solo quelli verso e da il Regno Unito. Ma in caso no deal specifico si dovranno presentare i passaporti per entrare e uscire dalla Rocca, fatti salvi i 15mila trasfrontalieri già registrati, per i quali sarà sufficiente il documento di identità.

Nessuno, però, spera di arrivare a un tale estremo che potrebbe creare code interminabili intorno all’enclave, come quelle viste a Dover. Non a caso, i sindaci di otto comuni limitrofi hanno lanciato l’allarme, chiedendo uno sforzo supplementare ai negoziatori.

Sulla stessa linea il ministro principale della Rocca, Fabián Picardo, che ha ricordato come nel referendum sulla Brexit, a Gibilterra, il 96 per cento votò contro. L’enclave di 600 ettari passò in mani britanniche nel 1713 quando la Spagna la cedette con il Trattato di Utrecht, ma da allora ne rivendica la sovranità sulle acque e sul porto.

L’ultimo scoglio per definire il nuovo rapporto è su chi si farà carico dei controlli dei viaggiatori che arrivano alla Rocca e della frontiera fra la Linea de la Concepción e Gibilterra. Il governo di Pedro Sánchez avrebbe accettato che, durante un periodo di transizione, non sia la polizia spagnola, ma agenti dell’agenzia europea Frontex.

L’esecutivo di Picardo si oppone frontalmente alla presenza delle forze di sicurezza iberiche sul proprio territorio. In maniera temporanea, dunque, i controlli passeggeri sarebbero svolti da Frontex e dalla polizia gibilterrina sia nell’aeroporto che nel porto.

Ma c’è un altro aspetto che ha impedito finora di chiudere l’accordo: Madrid esige che Frontex dia conto dei propri interventi alle autorità iberiche. Ipotesi anche questa rifiutata da Gibilterra, ma sulla quale nemmeno Sánchez sembra disposto a cedere.

Ed è il motivo per cui, nonostante i negoziati in fase avanzata, la ministra degli Affari Esteri, Arancha Gonzalez Laya ha assicurato che «se non ci sarà nessun cambio», a partire dal primo gennaio la Rocca diventerà «una frontiera esterna» della Ue.




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