sabato 12 marzo 2011
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Matsushima ya/ Matsushima ya. I versi di Matsuo Basho, il più grande poeta di haiku che il Giappone abbia mai avuto, risuonano ancora nella mente mentre scorrono le immagini dello tsunami che ha colpito la regione di Sendai. Matsushima è l’arcipelago più noto del Giappone: un grappolo di isolette lanciate nel mare al largo di Sendai. Ogni estate migliaia di turisti arrivano da tutta la nazione e, sui barconi che serpeggiano tra le rocce, pronunciano immancabilmente i versi di Basho. La posizione, circa 400 km a nord di Tokyo a metà strada verso l’isola di Hokkaido, rende la città anche uno snodo ferroviario logisticamente importante per la rete nazionale. Ma Sendai in Italia era balzata alla ribalta per un altro motivo: nel 2002 aveva ospitato la nazionale di calcio italiana durante il Campionato del Mondo di calcio. I suoi abitanti, un milione in tutto, poca cosa per il Giappone, vivono in una città moderna, interamente ricostruita dopo i pesanti bombardamenti degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu proprio da Sendai che, nel 1631, partì un’ambascia giapponese verso la Santa Sede. Arrivò a Roma giusto il tempo per scoprire che i Tokugawa avevano messo al bando il cristianesimo, ma da allora l’apertura culturale di Sendai verso il mondo occidentale è sempre stata viva. Il Tanabata Festival, celebrato ogni estate con una profusione di colori, deriva direttamente dal festival cinese di Qixi. La città, capitale della prefettura di Miyagi, ospita anche il più importante complesso petrolchimico del nord del Giappone: quello di JX Nippon Oil, che offre lavoro a migliaia di operai. Il sisma ha rotto le condutture, scatenando diversi incendi che i pompieri faticano a domare. Le fiamme illuminano il cielo della città di un bagliore sinistro, mettendo a nudo tutta la gravità della situazione. Una volta spento l’incendio la stima dei danni decreterà quando il complesso potrà essere rimesso in funzione e quanti lavoratori potranno essere riassorbiti. Un altro incendio, scoppiato vicino a una scuola media nel quartiere Miyagino, ha visto circa 600 persone rifugiarsi sul tetto dell’istituto in attesa dei soccorsi. Secondo i militari, i morti nella metropoli sarebbero più di cinquecento, centinaia ritrovati sulle spiagge, ma la devastazione compiuta dal maremoto lungo la costa, farà sicuramente salire il numero delle vittime. Interi villaggi sono letteralmente spariti, inghiottiti dalle stesse acqua che, fino a poche ore prima, avevano garantito la sopravvivenza e il lavoro a migliaia di persone. L’epicentro del terremoto, pari a 8,9 gradi Richter, è avvenuto a 130 km ad est di Sendai, permettendo all’onda anomala di raggiungere la costa lungo un fronte alto anche dieci metri: squassato il nord-est dell’arcipelago, letteralmente inghiottito il distretto di Wakabayashi, che si affaccia sulle acque del Pacifico, distrutte la maggior parte delle circa 1.200 case nella zona. Automobili accartocciate e ammassate sotto i ponti, navi di medie dimensioni e persino intere case trasportate dalla corrente marrone. Le devastazioni naturali subite dalla prefettura di Myagi e dal suo capoluogo non potranno essere dimenticate e la bella Sendai rischia di passare alla storia per questa giornata nefasta.
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