mercoledì 6 aprile 2011
La soluzione al problema, secondo la compagnia gestrice della centrale, è stata trovata dopo diversi tentativi falliti di arginare la perdita con cemento e con un mix di polimeri, carta di giornale e segatura.
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Silicato di sodio e altri agenti chimici: è con questi strumenti che, secondo la Tepco, è stata stata finalmente chiusa nella notte la falla al pozzo di scarico del reattore n.2 di Fukushima che aveva provocato la fuoriuscita in mare di acqua radioattiva. La soluzione al problema, secondo la compagnia gestrice della centrale, è stata trovata dopo diversi tentativi falliti di arginare la falla con cemento e con un mix di polimeri, carta di giornale e segatura. Ieri il Giappone aveva continuato a scaricare volontariamente acqua a basso tasso di radioattività nel Pacifico e la Corea del Sud, quinta potenza mondiale nel nucleare civile, aveva deciso di chiedere lumi sulla inusuale procedura della Tepco, anche con la proposta di fare propri test. A maggior ragione con valori dei campioni di mare vicino al reattore n.2 volatili: lo iodio-131 di sabato era di 300mila becquerel/cm cubo (7,5 milioni di volte oltre i limiti), scesi a 200mila lunedì (5 milioni), prima dell'inizio del rilascio. C'è voluta l'intera giornata di ieri per accomodare la vicenda, dopo che il governo, sia con il capo di gabinetto Yukio Edano sia con il ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, ha ribadito la correttezza dell'operato in linea con quanto previsto dalla convenzione Onu sugli incidenti nucleari del 1986. È toccato all'Agenzia per la sicurezza nucleare scusarsi, all'indomani del via libera allo scarico di 11.500 tonnellate di acqua. «Sono rammaricato per la preoccupazione generata anche se la decisione è stata una misura d'emergenza», ha detto il portavoce dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, specificando che Tokyo avrebbe spiegato «pienamente» tutto rispondendo «alle domande sulla situazione» dell'impianto. In mattina, il ministero degli Esteri di Seul aveva espresso disappunto per l'accaduto richiedendo '«accurate verifiche dei fatti. Chi non proverebbe timore dopo aver saputo che si tratta di acqua contaminata?», ha osservato il portavoce Cho Byung-jae. La vicenda ha evidenziato i timori dei Paesi vicini per una situazione dagli equilibri precari. La procedura eccezionale ha lo scopo di accelerare i lavori di messa in sicurezza, con il riavvio degli impianti di raffreddamento, e di liberare il sito di acqua ad alta contaminazione, stimata - secondo il ministro dell'Industria, Banri Kaieda - in 60mila tonnellate (20mila ciascuno nei reattori 1, 2, 3), da sistemare in vasche di contenimento dei sito e nelle isole artificiali, le megafloat. La Tepco, crollata in Borsa ai minimi di sempre (a 362 yen), ha reso noto che pagherà indennizzi provvisori a residenti e agricoltori colpiti dalla crisi. Il governo ha varato la stretta sui controlli di pesce e frutti di mare, ancora più urgenti per l'assenza parziale (i valori dello iodio) di norme in materia. Nei prossimi due giorni, oltre 1.400 asili nido, scuole medie ed elementari della prefettura di Fukushima saranno esaminati quanto ai livelli di radioattivià, anche per rispondere alle preoccupazioni dei genitori con l'avvio dell'anno scolastico. A Roma, invece, s'è tenuto l'appuntamento di soliderietà a favore del Giappone col ministro degli Esteri, Franco Frattini, a sottolineare, insieme a tanti esponenti dell'imprenditoria italiana, e non solo, che l'Italia non ha abbandonato Tokyo nei momenti più tragici, nei giorni del post terremoto, con la propria ambasciata che, a differenza di altre, è rimasta nel Paese. E ora «è il momento di aiutare il Sol Levante nella ricostruzione, con un segno tangibile» della propria solidarietà: una raccolta di fondi mirata a finanziare uno o più progetti che saranno indicati dal governo di Tokyo.
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