venerdì 26 agosto 2011
Secondo fonti dell'Eliseo il colonnello si sarebbe rifugiato nella sua città natale: i Tornado inglesi hanno lanciato un massiccio attacco su una postazione militare.
COMMENTA E CONDIVIDI
Muammar Gheddafi sarebbe stato localizzato a Sirte: è quanto affermano fonti dell'Eliseo vicine a Nicolas Sarkozy. Il colonnello libico, finora introvabile, sarebbe stato visto nella sua città natale, ormai uno dei pochi bastioni di resistenza del regime. L'indiretta conferma è arrivata da un massiccio bombardamento effettuato da uno squadrone di Tornado britannici, che hanno preso di mira proprio un vasto bunker di Sirte. Non ci sono al momento indicazioni che Gheddafi si trovasse lì al momento dell'attacco. "Non è questione di trovare Gheddafi, ma di assicurare che il regime non abbia la capacità di continuare la guerra contro il popolo libico", ha detto il ministro della Difesa Liam Fox."L'attacco contro il bunker - ha detto Fox - serviva a assicurare che non ci fosse alcun centro di comando alternativo nel caso in cui il regime dovesse cercare di lasciare Tripoli".IL COLONNELLO: COMBATTETEDato per accerchiato dai ribelli a Tripoli e vicino alla capitolazione, Muammar Gheddafi è invece ricomparso ieri pomeriggio, seppure soltanto attraverso un messaggio audio trasmesso da al-Orouba, l’emittente televisiva facente capo al suo secondogenito, Saif al-Islam.Il leader libico ha esortato i connazionali in tutto il Paese a «combattere l’invasione straniera» e ad accorrere a Tripoli, «donne e bambini» compresi, per «affrontare e stroncare gli insorti», e in tal modo «purificare» la capitale. Il Colonnello ha anche rivendicato che «la schiacciante maggioranza» della popolazione è dalla sua parte: «La Libia sia dei libici, non della Francia, non dell’Italia, non dei colonialisti».Alla stessa televisione Gheddafi aveva affidato una prima registrazione mercoledì, sostenendo tra l’altro di aver «girato in incognito per la città senza essere riconosciuto», e di averne ricavato la sensazione secondo cui Tripoli non era «in pericolo». Gheddafi si trova in Libia, «guida la battaglia contro i ribelli» ed è «in buona salute e al sicuro», ha detto da parte sua il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, aggiungendo che il morale del Colonnello «è alto».Tutt’altro tono, ovviamente, nelle dichiarazioni dei ribelli, convinti che la fine del rais sia ormai vicina. Gli insorti hanno peraltro riferito di aver circondato un edificio, a Tripoli, dove si troverebbe nascosto proprio il Colonnello con la sua famiglia. L’edificio sarebbe situato non lontano dalla residenza-bunker di Bab al-Azizya assaltata nei giorni scorsi. Secondo quanto avrebbe dichiarato uno degli insorti, Muhammad Gomaa, Gheddafi e i suoi figli «sono assieme lì dentro, rifugiati in una piccola buca». La zona individuata è nel quartiere di Abu Salim, a sud di Bab al-Aziziya. Un centinaio di ribelli, a bordo di pick-up e motorini, hanno lanciato un assalto nella zona, ma la loro avanzata è ostacolata da un centinaio di lealisti che sparano sul fianco destro degli attaccanti da un alto edificio a circa 500 metri dalla prigione obiettivo dell’attacco. Stando ad alcuni insorti, peraltro, il rais potrebbe anche non trovarsi più ad Abu Salim, ma sarebbe fuggito verso sud, lungo la Airport Highway che conduce fuori della capitale e dove il rais ha delle fattorie.Intanto Abdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale transitorio (Cnt), pur ammettendo di «non disporre della cifra precisa delle vittime», ha detto che in sei mesi «il conflitto armato ha fatto più di 20 mila morti». Interrogato sulla possibile esistenza di armi chimiche, Jalil ha assicurato che non vi è nulla da temere. «Come ex componente del regime di Gheddafi – ha ricordato – so perfettamente che quelle armi non sono più utilizzabili». Prima di passare dalla parte degli insorti, lo scorso febbraio, il capo del Cnt era ministro della Giustizia. Jalil ha garantito ieri che i Paesi che hanno appoggiato la rivolta in Libia «saranno ricompensati» in proporzione all’aiuto fornito agli insorti. Il leader dei ribelli ha poi lanciato un appello: «Chiedo a tutto il nostro popolo delle aree non liberate di unirsi alla rivoluzione». Si è detto inoltre pronto a «qualsiasi negoziato» che permetta di evitare nuove violenze e ha assicurato che le risorse del Paese saranno distribuite tra la popolazione «in modo equo». Secondo Jalil sono state anche ritrovate scorte enormi di cibo, medicine e benzina accumulate dal regime e in grado di risollevare le condizioni della popolazione di Tripoli. Ieri, intanto, la televisione di stato libica ha ripreso le trasmissioni che erano bloccate da quattro giorni: al momento l’emittente mostra soltanto immagini della bandiera dei ribelli.Anche Sebha, insieme a Sirte ultima roccaforte di Gheddafi, abitata dalla sua tribù, subisce frattanto l’avanzata degli insorti, che ne hanno conquistato molti quartieri. Alla tv dei ribelli, Abdel al-Zintani, esponente del Cnt, ha raccontato che molti dei mercenari acquartierati qui dal rais sono fuggiti, mentre gruppi di soldati lealisti continuano a combattere e controllano ancora la locale base aerea. La situazione umanitaria sarebbe grave, con lunghi black-out elettrici e nella fornitura dell’acqua. Dopo che domenica gli insorti sono entrati a Tripoli, in molti hanno ipotizzato che Gheddafi sarebbe fuggito proprio in direzione di Sebha.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: