mercoledì 13 novembre 2019
Continua, senza sosta, il lancio di razzi sul sud di Israele. Netanyahu: colpiremo senza pietà. La Jihad islamica: no alla tregua
Gli scontri a Gaza (Ansa)

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Si aggrava il bilancio dei palestinesi uccisi a Gaza per gli attacchi di Israele a seguito del lancio di razzi sullo stato ebraico. Lo fa sapere il ministero della sanità della Striscia, riferito da fonti locali: le vittime sono 26, tra cui un bambino di 7 anni, i feriti circa 100. Continua, senza sosta, il lancio di razzi sul sud di Israele nelle comunità attorno alla Striscia, tra queste: Tzohar, Ohad, Sde Nitzan, Mivtahim, Amioz, Yesha, Kissufim e Ein Hashlosha.

La tensione non accenna a scemare. E alla guerra sul campo si aggiunge quella delle parole. Per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha parlato durante una riunione straordinaria di governo, “la Jihad Islamica sa che Israele continuerà a colpire senza pietà, ma potrebbe volerci tempo”. “Stiamo continuando a colpire la Jihad islamica dopo aver eliminato il suo comandante nella Striscia" di Gaza, ha aggiunto Netanyahu, parlando delll'uccisione mirata di Baha Abu al-Ata. Il comandante jihadista, ha affermato, "era responsabile della maggior parte degli attentati terroristici partiti dalla Striscia di Gaza nell'ultimo anno e aveva in programma di effettuare altri attacchi nei prossimi giorni". Il premier israeliano ha aggiunto che "sarebbe meglio che la Jihad islamica lo capisca adesso e credo ciò stia avvenendo. Stanno capendo che continueremo a colpirli senza pietà. Siamo determinati a combattere e a proteggerci. Se pensano che i razzi o i missili ci avrebbero indebolito, hanno torto. Hanno una sola scelta: fermare questi attacchi o subire sempre più colpi. È una loro scelta". Netanyahu ha però precisato che "potrebbe volerci del tempo" e ha invitato gli israeliani a rimanere vigili. "Stiamo vedendo che coloro che obbediscono alle istruzioni del comando del Fronte interno hanno una probabilità molto alta di non essere colpiti. Gli ordini sono chiari, chiediamo di continuare a rispettarli", ha dichiarato.

Nessuna mano tesa neanche dall’altro fronte. "Non ci sono colloqui sulla mediazione, non è appropriato parlarne, con tutto il rispetto per gli sforzi arabi. Quando avremo completato la risposta, sarà possibile discutere di calma". Lo ha dichiarato il portavoce della Jihad Islamica palestinese (Pij), Musab al-Breim, alla luce dell'escalation con Israele seguita all'uccisione da parte dell'esercito dello Stato ebraico del comandante militare Baha Abu al-Ata. L'Egitto, tradizionale mediatore, è impegnato per cercare di abbassare la tensione e riportare la calma; per questo ha rafforzato le comunicazioni e aperto canali con Usa e Ue.

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