giovedì 22 novembre 2012
​Il presidente fa i conti con le proteste. Già 17mila ufficiali di Sato civile hanno espresso timori e contrarietà alla bozza di legge.
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In attesa di nuove grandi manifestazioni di piazza contro la bozza di legge sulle nozze e adozioni gay, il presidente francese François Hollande prova a giocare d’anticipo per frenare le parallele e crescenti rivedicazioni di migliaia di sindaci scettici o apertamente contrari. Le attuali possibilità di delega ad assessori o consiglieri municipali anche d’opposizione nella celebrazione civile dei matrimoni «possono essere allargate», ha assicurato nelle ultime ore il capo dell’Eliseo proprio davanti all’Associazione dei sindaci transalpini, ricordando che nel Paese «esiste la libertà di coscienza». Al contempo, sollecitato di nuovo in proposito durante la conferenza stampa di ieri all’Eliseo al fianco del presidente Giorgio Napolitano, Hollande ha ribadito che «la legge si applicherà dappertutto, in tutti i Comuni». Ma secondo i primi riscontri della stampa francese, sarebbero già centinaia quelli in cui nessun membro delle giunte desidera celebrare nozze gay. Assediato dalle richieste sempre più numerose di un «dibattito nazionale approfondito» nate nella scia delle iniziali e vigorose prese di posizione della Chiesa francese, il presidente appare ormai in visibile difficoltà. Proprio per questo, secondo molti osservatori, avrebbe deciso in extremis con i propri consiglieri un netto cambio di strategia, dopo il fallimento clamoroso del tentativo iniziale di prendere in contropiede l’opinione pubblica accelerando al massimo il varo del progetto di legge, già approvato in Consiglio dei ministri ma la cui discussione in Parlamento è slittata a fine gennaio. «I dibattiti sono legittimi in una società come la nostra», ha anche detto Hollande. Affinata durante un decennio passato alla guida del rissoso Partito socialista, l’abilità di “conciliatore” di Hollande è divenuta quasi proverbiale ed anche il governo dichiara adesso di voler «rasserenare» gli animi. L’Eliseo ha deciso di aprire un “tavolo di concertazione” con i sindaci, ai quali continuano a giungere da mesi gli appelli pressanti da parte del multiforme e trasversale “fronte del no” che federa le buone volontà di laici e credenti, simpatizzanti di centrodestra così come della stessa sinistra. Secondo l’Associazione dei sindaci, già «più di 17mila ufficiali di Stato civile di ogni orientamento, fra cui 14 presidenti di associazioni provinciali di sindaci e una trentina di parlamentari, hanno espresso i loro timori» e contrarietà verso la bozza di legge. Fra loro, gli oppositori più convinti hanno raggiunto il “Collettivo dei sindaci per l’infanzia”, che potrebbe lanciare appelli in tutto il Paese in vista della manifestazione unitaria di protesta del 13 gennaio.Condotto in persona dalla guardasigilli e promotrice della bozza di legge, Christiane Taubira, il negoziato a marce forzate con i sindaci dovrebbe definire in particolare le modalità concrete dell’obiezione di coscienza.   Intanto, le parziali concessioni verbali di Hollande sono state interpretate da Christine Boutin, alla guida del Partito democristiano, come «un primo passo verso un referendum». Al contempo, il presidente è stato aspramente criticato nelle ultime ore dalle frange più libertarie della sinistra e da diverse associazioni omosessuali. I rappresentanti della sigla più influente, Inter-Lgtb, sono stati ricevuti già ieri al palazzo dell’Eliseo.
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