sabato 6 maggio 2017
Scambio d’accuse e sospetti fra i finalisti alla vigilia del voto. Domenica sera, in Francia, il vincitore della tenzone diventerà l’ottavo presidente della Quinta Repubblica
Marine Le Pen ed Emmanuel Macron (Ansa)

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Domenica sera, in Francia, il vincitore della tenzone diventerà l’ottavo presidente della Quinta Repubblica, ovvero l’ultimo successore del generale Charles de Gaulle. Ma fra il centrista Emmanuel Macron, gran favorito, e l’ultranazionalista Marine Le Pen, il livello di tensione non si è abbassato neppure durante le ultime ore di silenzio elettorale per permettere ai 47 milioni di francesi convocati alle urne di meditare una scelta che sconvolgerà in ogni caso i connotati della politica transalpina, dopo il crollo del tradizionale duopolio neogollisti-socialisti.


Nella tarda serata di venerdì, una manciata di minuti prima della tregua scattata ufficialmente a mezzanotte, la squadra di Macron ha denunciato con vigore un’operazione di pirateria informatica «massiccia e coordinata», dopo quelle additate dal candidato già nel corso di tutta la campagna. Un attacco di un’ampiezza tale, secondo l’équipe del favorito, da rappresentare «una destabilizzazione della democrazia». Migliaia di documenti archiviati dal movimento En marche!, ovvero circa 9 giga di e-mail, fatture ed altro depredati a quanto pare già nelle scorse settimane, sono stati disseminati nelle ultime ore su social network e web assieme a documenti contraffatti.

Un’operazione «senza precedenti» nella storia elettorale francese, martellano i centristi di En marche!, dopo mesi di accuse incrociate sugli attacchi anti-Macron che hanno coinvolto spesso diversi media russi vicini al Cremlino, pronti a loro volta a difendersi anche per via legale contro il candidato. Ma le prime ricostruzioni delle ultime ore conducono questa volta negli Stati Uniti. Oltre ad aprire un’indagine, l’authority di controllo elettorale ha chiesto sabato 6 maggio a tutti i media di non diffondere il materiale per non turbare ancor più la tregua.


Da parte sua, il numero due del Fronte nazionale lepenista, Florian Philippot ha commentato i fatti in chiave sibillinamente complottista: «I Macronleaks ci sveleranno cose che il giornalismo investigativo ha volutamente insabbiato?». Nelle stesse ore, pure il campo Le Pen si è detto vittima d’ingiustizie: in 7 dipartimenti, sarebbero state riscontrate «gravi irregolarità e infrazioni al codice elettorale». Molti dépliant dell’ultranazionalista spediti agli elettori, come vuole la legge, sarebbero stati preventivamente stracciati. Mentre dei sindaci anche d’importanti capoluoghi, come Montpellier, sono accusati dal Fronte nazionale di aver inviato sistematicamente messaggi agli abitanti per influenzare il voto a favore di Macron.

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