lunedì 18 aprile 2011
Vittoria dei conservatori e trionfo degli ultranazionalisti alle elezioni legislative che si sono tenute ieri in Finlandia. La coalizione nazionale ha conquistato il 20,4% del consenso, il Partito social-democratico il 19,1% e gli ultranazionalisti Veri finlandesi il 19%, diventando così la terza forza politica del Paese. Crollati al 15,8% i centristi del premier uscente, Mari Kiviniemi.
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"Un referendum sulla politica europea": così il carismatico leader del partito euroscettico e xenofobo dei Veri Finlandesi, Timo Soini, ha definito il voto espresso ieri dai finlandesi nel quale la sua formazione è esplosa, balzando al terzo posto fra i partiti politici in parlamento. E se la vittoria, sul filo di lana, è andata ai conservatori di Coalizione Nazionale e il secondo posto ai Socialdemocratici, con solo lo 0,1% di vantaggio, i riflettori oggi sono tutti per Soini, per il suo exploit, che minaccia di porre seri problemi al salvataggio finanziario del Portogallo e all'europeismo di Helsinki.Forti di un secco 19% e di 39 seggi - i dati definitivi sono di oggi - i Veri Finlandesi, scrive oggi il quotidiano Helsingin Sanomat, "hanno il diritto e anche il dovere di entrare nel governo". Ieri, quando i risultati provvisori delineavano già il trionfo, Soini ha dichiarato di attendersi "come minimo" di venire invitato alle trattative per formare il governo. E la Coalizione Nazionale, partito conservatore di maggioranza relativa (20,4%) dell'ex ministro delle finanze Jyrki Kaitanen, dicono gli analisti, potrebbe, superando l'imbarazzo politico, assecondare gli umori popolari e cooptarli in una nuova eterogenea maggioranza, che sarà come minimo tripartita. In cambio chiederebbe una moderazione dei toni di Soini, la cui vittoria arricchisce il panorama europeo delle formazioni di estrema destra anti-immigrazione ed euroscettica ed è stata già salutata, fra gli altri, dall'eurodeputato leghista Mario Borghezio - che ha parlato di "marcia trionfale" - e dal Fronte Nazionale (Fn) francese di Marine Le Pen.Appare difficile, ma non da escludere, che l'estrema destra sia costretta a convivere in una coalizione con i socialdemocratici (Sdp) di Jutta Urpilainen (19,1%). La quale, pur essendo europeista, è anch'essa contraria all'oneroso salvagente finanziario per Lisbona, sostenendo finora questaposizione dall'opposizione.Ma che entrino o meno nel futuro governo, i Veri Finlandesi intendono farsi sentire, e mettere tutti i possibili bastoni nelle ruote delle politiche di stabilità europea, sfruttando l'obbligo di ratifica da parte del parlamento di Helsinki (non del governo) di tutte le operazioni di "bailout" europee, per tentare di impedire che le tasse dei contribuenti finnici finiscano, come già avvenuto con Grecia e Irlanda, in Portogallo: "Penso che il latte della vacca finlandese debba restare in Finlandia e non essere inviato all'estero come elemosina", ha chiosato il leader nazional-euroscettico. "Non dobbiamo servire dei meccanismi inefficaci", dobbiamo invece "difendere il nostro diritto a prendere noi le nostre decisioni", ha aggiunto Soini, secondo il quale la politica fortemente europeista della giovane premier uscente, Mari Kiviniemi, il cui Partito di Centro è crollato dal primo al quarto posto raggranellando solo il 15,8%, "è stata nulla".Da Bruxelles la Commissione Ue s'è affrettata a dichiarare che la novità a Helsinki "non cambia nulla": "Non ci sono cambiamenti nei progetti. I negoziati con il Portogallo sono in corso", ha detto la portavoce Pia Ahrenkilde Hansen, dicendosi "pienamente fiduciosa che la Finlandia continuerà a onorare i suoi impegni". Ma il potenziale potere di veto di Helsinki potrebbe riuscire a imporre ai Ventisette, temono molti osservatori, un ripensamento, o almeno un sostanzioso cambio di marcia nel futuro della politica di stabilità.
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