martedì 30 novembre 2021
Accadde a Falluja, in Iraq, nel 2015. La piccola, 5 anni, morì incatenata sotto il sole a 50 gradi
L'imputato condotto in tribunale a Francoforte

L'imputato condotto in tribunale a Francoforte - Ansa

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Il tribunale di Francoforte ha condannato al carcere a vita un ex miliziano del Daesh riconosciuto colpevole di aver procurato la morte per disidratazione di una bambina yazida di 5 anni, comprata come schiava, tenendola incatenata sotto il sole per ore a Falluja, in Iraq, nel 2015. È la prima volta che un membro del Daesh viene condannato per genocidio contro la minoranza yazida.

Taha Al-J. iracheno di 29 anni, è stato riconosciuto colpevole di genocidio e di un crimine di guerra. Dovrà anche pagare 50mila euro alla madre della bimba, che ha testimoniato in entrambi i processi e ha preso parte come co-querelante. Gli avvocati dell'imputato avevano negato le accuse mosse contro il loro cliente.

Per lo stesso reato era stata condannata a dieci anni di carcere, dal tribunale di Monaco a settembre, la foreign-fighter tedesca Jennifer W., all'epoca moglie di Taha Al-J., sposa del Daesh rientrata in Germania dall'Iraq.

"Questo è il momento che gli yazidi stavano aspettando", ha detto l'avvocato Amal Clooney, consulente legale della madre della bimba: "Ascoltare finalmente un giudice, dopo sette anni, dichiarare che quello che hanno subito è stato un genocidio. Guardare un uomo affrontare la giustizia per aver ucciso una ragazza yazida".

Secondo i pubblici ministeri tedeschi, Al-J. pagò per avere una donna yazida e sua figlia di 5 anni come schiave in una base del Daesh in Siria nel 2015. Le due erano state fatte prigioniere dai militanti della città di Kocho, nel nord dell'Iraq, all'inizio di agosto 2014 ed erano state "vendute e rivendute diverse volte come schiave". L'imputato condusse la donna e la bambina presso la sua famiglia a Fallujah, costringendole a "vivere secondo le rigide regole islamiche", dando loro cibo insufficiente e picchiandole regolarmente per punirle, secondo l'accusa.

I pubblici ministeri affermano che, verso la fine del 2015, Al-J. per punizione incatenò la bambina alle sbarre di una finestra sotto il sole in un giorno in cui c'erano 50 gradi. La bimba morì.

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