mercoledì 24 luglio 2019
Dobbiamo sapere sfruttare le «nostre eccellenze», in ogni campo. Da oggi alla Farnesina sarà tra gli oltre cento diplomatici della Conferenza degli ambasciatori
Mariangela Zappia è la prima ambasciatrice donna italiana alle Nazioni Unite

Mariangela Zappia è la prima ambasciatrice donna italiana alle Nazioni Unite

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In un mondo più parcellizzato, l’Italia conta sui suoi ambasciatori per proiettare all’estero un’immagine di bellezza, ricchezza culturale, efficienza e capacità di innovazione che inviti la cooperazione e gli investimenti — un soft power, insomma, decisivo per coltivare la competitività globale del nostro Paese. Mariangela Zappia, che da un anno guida la missione italiana alle Nazioni Unite, è convinta che questo accento di un ruolo non nuovo del diplomatico sia particolarmente importante per chi rappresenta un Paese come il nostro. “Perché abbiamo molte eccellenze — spiega ad Avvenire — in termini di cultura, arte, imprenditoria, sostenibilità. Siamo ai primi posti al mondo per il nostro soft power”. Zappia, in questi giorni a Roma per la XIII conferenza degli ambasciatori e delle ambasciatrici d’Italia, che da oggi riunisce alla Farnesina oltre 100 diplomatici, sottolinea anche come, in una fase internazionale complessa come quella attuale, è fondamentale che l’Italia resti ancorata alla politica estera europea.

Il rischio è di perdere rilevanza sulla scena globale, in un momento in cui le spinte nazionaliste sono elevate?

Il nostro ancoraggio europeo è storico. E’ una delle due assi della nostra politica estera, insieme al rapporto transatlantico. Il terzo filone è quello del multilateralismo. Questa appartenenza ci dà una forza in più e Italia si è operata perché la voce europea di senta in modo univoco e forte in seno alle istituzioni internazionali.

Il peso dell’Unione Europea all’interno dell’organo più importante dell’Onu, il consiglio di sicurezza, varia ogni due anni. L’Italia da molto tempo propone una riforma che permetta una maggiore rappresentatività regionale al suo interno. Quali sono le sue speranze in merito?

Così come è composto il Consiglio è espressione di un altro assetto e di altro momento storico. E’ evidente che debba essere riformato, ma è una delle cose più difficili da fare. I membri permanenti sono molto gelosi del loro ruolo. Alcuni membri permanenti sono contrari all’allargamento del Consiglio a nuovi permanenti. E Noi siamo promotori di uno schema di riforma che prevede una rotazione di più lungo termine di membri non permanenti. E’ un tema che non abbandoniamo.

Si presentata con forza la tensione fra multilateralismo e interessi nazionali. Non crede che queste tensioni interferiscano con il processo decisionale in seno alle Nazioni Unite?

Sicuramente è una fase di grande complessità. Il mondo non è più bipolare. Io ritengo tuttora che l’interesse nazionale si realizzi in abito multilaterale, ma è più complicato farlo. Bisogna essere più attenti a equilibri e rapporti di forza che sono cambiati. Bisogna più che mai essere aperti al dialogo, capire le ragioni dell’altro ed essere pronti a partecipare a tutti i processi all’interno della vita quotidiana dell’Onu. Essere presenti è fondamentale.

Quali sono le priorità dell’Italia al Palazzo di Vetro per promuovere il rispetto dei diritti umani per il triennio 2019-2021?

Ci siamo qualificati per guidare una serie di iniziative su donne, pace e sicurezza. Abbiamo lavorato perché nei mandati di peacekeeping si evidenzi l’uguaglianza fra uomini e donne e l’attenzione al contrasto della violenza sessuale. Nella formazione dei caschi blu abbiamo insistito perché ci sia attenzione alle tematiche di uguaglianza. L’Italia inoltre è tra i primi firmatari delle iniziative di protezione delle scuole durante i conflitti. A New York andiamo orgogliosi della moratoria sulla pena di morte, che è una battaglia storica del nostro Paese per aumentare progressivamente il numero degli Stati che sospendono le esecuzioni. Ci siamo da sempre battuti anche contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati e precoci, battaglie che portiamo avanti anche nel quadro del nostro mandato in Consiglio Diritti Umani. Un tema che mi è caro è anche la protezione del patrimonio culturale in situazione di conflitto, la cui distruzione annienta l’identità di un popolo. E l’azione a tutela della libertà religiosa, sul quale l’Italia è sempre stata in prima linea come Paese e come Unione Europea.

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