martedì 13 marzo 2012
In una risoluzione Strasburgo "si rammarica" per gli Stati con "definizioni restrittive di famiglia".  La risoluzione approvata con 361 sì, 268 no e 70 astenuti.
A Barcellona ora per separarsi basta un clic su Internet
Il Censis: gli italiani riscoprono i valori come famiglia e fede 
Il card. O'Brien: no alle nozze gay. E alla Bbc chiedono l'arresto di Gianfranco Amato
COMMENTA E CONDIVIDI

La famiglia tradizionale è finita nel mirino del Parlamento europeo. Nella plenaria di ieri è stata approvata una risoluzione con passaggi che intendono promuovere il riconoscimento delle coppie omosessuali attraverso il superamento della definizione di famiglia quale unione tra uomo e donna. Le forti perplessità sono dovute anche al fatto che il testo in questione è agli atti del Parlamento sotto il titolo «Risoluzione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea». La risoluzione era stata presentata dalla radicale di sinistra olandese Sophie in't Veld per dare spazio tra l'altro alle quote rosa nei Cda. La plenaria di Strasburgo l'ha approvata con 361 sì, 268 no e 70 astenuti. E sul punto dei matrimoni omosessuali è stata battaglia in aula, perché il Ppe aveva presentato un emendamento che voleva ribadire la competenza degli Stati membri in materia. Il centrodestra è andato sotto, anche se di poco (322 sì, 342 no, 22 astenuti), battuto dal fronte delle sinistre (socialisti S&D, Verdi e Gue) rafforzato dailiberal-democratici dell'Alde.

La strategia sembra dunque quella ormai collaudata: approvare passaggi quantomeno controversi inserendoli in contesti a prima vista condivisibili. Così, al paragrafo 5 della risoluzione presentata dall’europarlamentare olandese Sophia in ’t Veld, del gruppo Alde (Radicali-Liberaldemocratici), si legge che il Parlamento europeo «invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo tra i Paesi in cui già vige una legislazione in materia, al fine di garantire un trattamento equo per quanto concerne il lavoro, la libera circolazione, l’imposizione fiscale e la previdenza sociale, la protezione dei redditi dei nuclei familiari e la tutela dei bambini». E, ancora, al paragrafo 7 la promozione delle coppie omosessuali è altrettanto esplicita: l’assemblea di Strasburgo «si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di "famiglia" con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli; ricorda che il diritto dell’Ue viene applicato senza discriminazione sulla base di sesso o orientamento sessuale, in conformità della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea». Come se non bastasse l’offensiva del Parlamento europeo, giunge dalla Danimarca la notizia che è stato ultimato l’iter della legge che prevede la possibilità per gli omosessuali di sposarsi in chiesa. Dal 15 giugno, per le coppie gay sarà possibile chiedere ai pastori della Chiesa luterana di celebrare il loro matrimonio. Secondo la premier danese Helle Thorning-Schmidt, è un passo verso una «Danimarca moderna».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: