martedì 30 novembre 2021
A pochi giorni dalla fine della legislatura il presidente Rebelo de Sousa rinvia alle Camere la legge sul fine vita. Via libera all’utero in «prestito» per donne che non possono partorire
Il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa

Il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Un colpo al cerchio e un altro alla botte non gli hanno risparmiato le critiche di «schieramento personale», al di là della propria funzione super-partes. Con lo scioglimento delle Camere previsto venerdì, il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa ha imposto, per la seconda volta in pochi mesi, il veto alla legge di depenalizzazione dell’eutanasia in Portogallo. L’ha fatto però nella stessa sera in cui ha promulgato la norma sulla maternità surrogata, approvata tre giorni fa dal Parlamento con i voti della sinistra, ad eccezione dei comunisti, e di Iniziativa Liberale.
Una regolazione tormentata, riformulata dall’Assemblea legislativa per la terza volta in 4 anni, per superare i precedenti veti della Corte costituzionale e dello stesso capo dello Stato. Il nuovo testo consente l’accesso alla surrogazione di maternità a donne che sono prive dell’utero, o con lesioni o in situazione clinica che impedisca loro «in maniera assoluta e definitiva» di restare incinte. Prevista la possibilità per la madre gestante di cambiare idea entro i 20 giorni dopo il parto, fino a quando il neonato sia registrato all’anagrafe civile, e di opporsi così alla consegna ai committenti.
Un’esigenza, quest’ultima, reclamata dall’Alta Corte, che aveva cassato per ben due volte la normativa promossa dal Bloco de Esquerda, sostenuta dal Partito socialista e approvata inizialmente nel 2016, fra polemiche infuocate. La legge escludeva espressamente le coppie omosessuali dalla maternità surrogata e ogni contropartita economica per chi “affitta” il proprio grembo. Rinviata alle Camere da Rebelo de Sousa – fra l’altro perché era stato ignorato il Consiglio nazionale dell’Etica per la Vita – fu nuovamente licenziata dall’Aula ed entrò in vigore nel 2017. Ma fu poi portata dal conservatore Cds davanti alla Corte costituzionale. Fra i rilievi sollevati dai giudici togati – che nel 2018 si pronunciarono per la parziale incostituzionalità, sospendendo da allora l’applicazione della normativa – l’anonimato garantito ai donatori dei gameti e alla gestante rispetto al nascituro, giudicato «una limitazione innecessaria dei diritti all’identità e allo sviluppo della personalità» dei nati da gestazione surrogata. Nell’anno in cui la legge è stata in vigore solo una donna portoghese ha superato l’iter per dare il proprio ventre in affitto: una nonna, che però non portò a termine la gravidanza. Nel luglio 2019, il nuovo via libera della Camera al progetto legislativo che, seppure “depotenziato”, non conseguì il consenso dei deputati sull’inclusione di un periodo di ripensamento per la gestante. Per cui l’Alta Corte portoghese lo cassò di nuovo. È inserito, invece, nell’ultima stesura redatta ai supplementari della legislatura, terminata per la crisi del governo di António Costa.
Sorte opposta per la depenalizzazione dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito, nonostante il rush finale dei socialisti e di vari gruppi dell’opposizione per approvare le modifiche, lo scorso 5 novembre. Il testo è stato inviato per la seconda volta in un anno al presidente della Repubblica prima dello scioglimento del Parlamento nel fine settimana per le elezioni convocate per il 30 gennaio. Il capo dello Stato, che aveva già rimesso una precedente versione all’esame della Corte costituzionale, ha rispedito la legge al legislatore, esigendo di chiarire «le apparenti contraddizioni rispetto a una delle cause di ricorso alla morte clinicamente assistita»: il testo infatti la autorizza in caso di «malattia mortale» in un suo articolo, mentre in altre parti parla di «malattia incurabile» o «malattia grave e incurabile».
La seconda motivazione ha invece a che vedere con l’influenza che la legge sull’eutanasia approvata di recente in Spagna avrebbe avuto sulla nuova versione, definita dal capo dello Stato «più drastica e radicale» rispetto a quelle di Paesi come Canada o Colombia e «con un cambio considerevole nella ponderazione dei valori della vita e della libera autodeterminazione» come «del sentimento dominante nella società portoghese». Rebelo de Sousa assicura che sulla sua decisione non pesa alcuna «posizione religiosa, etica, morale filosofica o politica personale». Sarà però il futuro Parlamento, che potrebbe avere composizione diversa dall’attuale, che è favorevole all’eutanasia, a rispondere ai suoi quesiti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: