lunedì 16 maggio 2016
Non si placano le polemiche dopo la vittoria della cantante ucraina Jamala con "1944", brano sulla deportazione dei tatari di Crimea da parte di Stalin. (Angela Calvini)
Eurovision, guerra fredda Ucraina-Russia
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La guerra fredda corre sul filo del microfono. Non si arrestano, infatti, le polemiche dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest, sul palco della Globe Arena di Stoccolma sabato scorso, della cantante ucraina Jamala con una canzone dai contenuti anti-russi. 1944 è un brano struggente scritto e magnificamente interpretato, ispirato a una tragedia che ha toccato anche la nonna della cantante: quella delle deportazioni di massa, ordinate da Stalin durante la Seconda Guerra Mondiale, dei tatari di Crimea: 200mila persone, molte dlelle quali morirono, vennero trasferite nel giro di tre giorni in Uzbekistan. Rientrata solo nel 1980 in Crimea, questa minoranza musulmana si è fin dall’inizio opposta all’indipendenza a Kiev. 
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Una vittoria "politica", insomma, per un brano che i russi hanno vissuto come una critica all’annessione della Crimea da parte della Russia. La 35enne popstar, vero nome Susana Jamaldinova, nega sostenendo che il brano si ispira solo alla storia della sua famiglia e a quella di tutti i tatari. Ma per la Russia è una doppia sconfitta, che brucia perché davanti a una platea mondiale di 200 milioni di spettatori sparsi in 50 paesi, la bella mora ucraina ha battuto il superfavorito russo Serghei Lazarev, finito terzo alle spalle dell’Australia dopo il voto delle giurie combinato al televoto. "Se il festival non fosse stato politicizzato " avrebbe vinto la Russia, attacca Konstantin Kosaciov, presidente della Commissione affari esteri del Senato di Mosca, mentre già c’è chi parla di boicottare la prossima edizione dell’Eurovision che si svolgerà in Ucraina. Dall’altro lato c’è invece chi, come il deputato della Verkhovna Rada, Anton Gerashchenko ha avvertito che il prossimo anno al concorso potranno partecipare solo quegli gli artisti i quali «ritengono un crimine la presa della Crimea e l’occupazione di parte del Donbas» (regioni dell'Ucraina orientale) e che non offendono la dignità nazionale dell’Ucraina». Schiacciata in mezzo a questo enorme polverone internazionale, la nostra pur brava Francesca Michielin è finita sedicesima con la sua Nessun  grado di separazione che portava un messaggio di pace e di unione mondiale. Sarebbe bello che qualcuno la ascoltasse.
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