mercoledì 28 aprile 2021
I dati del Rapporto 2020 su 47 stati: l'Italia è seconda, per numero di attacchi all'integrità fisica, dopo la Russia. A rischio anche l'indipendenza del servizio pubblico di informazione
Aumentati in Europa gli attacchi ai giornalisti

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

"Nel 2020 il giornalismo libero e indipendente ha subito enormi danni", come dimostra il numero record di segnalazioni sugli attacchi ai media e ai giornalisti registrati durante l'anno scorso sulla piattaforma creata dal Consiglio d'Europa per monitorare lo stato della libertà della stampa nei 47 Paesi membri, tra cui anche Turchia e Russia. I dati sono contenuti nell'ultimo rapporto annuale redatto dalle 14 organizzazioni internazionali di giornalisti e per la libertà di stampa incaricate dal Consiglio d'Europa di gestire la piattaforma su cui sono pubblicate le segnalazioni sugli attacchi ai media e chi ci lavora nei 47 Stati membri.

Le ragioni delle erosioni alla libertà e all’indipendenza dei giornalisti sono state dovute a “leggi e regolamenti di emergenza in risposta alla pandemia Covid-19 che hanno anche imposto restrizioni straordinarie sulle attività dei giornalisti”, con leggi che puniscono la presunta diffusione di false informazioni, o il rifiuto sistematico di accesso alle informazioni pubbliche sulla pandemia. I giornalisti hanno subito “arbitrarie interferenze”, quindi e nonostante i richiami dagli organismi internazionali, “molti governi europei hanno promulgato leggi di emergenza radicali, spesso con scarso controllo parlamentare”, denuncia il rapporto, e “misure straordinarie per penalizzare le voci critiche e limitare il controllo dei media sulle azioni del governo”.

Sulla piattaforma sono stati pubblicati un totale di 201 avvisi sulla libertà dei media nel 2020, un numero che rappresenta quasi il 40% in più rispetto al 2019. Un numero record di allarmi ha riguardato attacchi fisici (52 casi segnalati) e molestie o intimidazioni (70 casi). Due i giornalisti morti: Kastriot Reçi, proprietario di testate albanesi, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco fuori casa sua; Irina Slavina, caporedattrice del portale russo koza.press si è data fuoco dopo numerose richieste di protezione contro ripetute molestie ufficiali.

L’Italia è al secondo posto per numero di attacchi all’integrità fisica dei giornalisti, dopo la Federazione Russa, e seguita dal Regno Unito. Il rapporto cita l’Italia anche quando si parla di proroga o sospensione dei termini entro i quali gli enti pubblici sono tenuti a rispondere alle richieste di informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni (Foia): alcuni Paesi hanno raddoppiato (Bulgaria, Serbia e Romania) o triplicato il tempo massimo di risposta, mentre Italia, Spagna e Slovenia hanno sospeso del tutto le scadenze, minando “seriamente la capacità dei giornalisti di ricevere informazioni sulla crisi sanitaria in rapida evoluzione”. Nelle 74 pagine si sottolinea anche che la Corte costituzionale ha dichiarato “urgentemente necessario alla luce della giurisprudenza della Corte Edu” abolire le pene detentive per diffamazione penale nei confronti di giornalisti e operatori dei media, ma la riforma non è ancora stata attuata.

Resta irrisolto anche in Italia il nodo dell’indipendenza della governance e del finanziamento del servizio pubblico d’informazione, ad alto rischio principalmente a causa della “nomina di dirigenti politicamente dipendenti”. I Paesi dove il rischio è più alto sono Bulgaria (97%), Romania (97%), Turchia (92%) e Cipro, Italia, Malta e Polonia (tutti all’83%). Di molestie on line sono stati vittime in Italia il presidente della Federazione nazionale stampa italiana, Beppe Giulietti, Angela Caponnetto di Rai News 24 e Nello Scavo di Avvenire, cita ancora il rapporto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: