mercoledì 24 novembre 2021
Gli atleti olimpici più famosi si schierano con il governo di Abiy, che a sua volta ha assunto il comando dell'esercito in prima linea. I ribelli tigrini però avanzano verso Addis Abeba
Il leggendario maratoneta Haile Gebrselassie, 48 anni, medaglia d'oro dei 10.000 metri piani ad Atlanta 1996 e Sydney 2000

Il leggendario maratoneta Haile Gebrselassie, 48 anni, medaglia d'oro dei 10.000 metri piani ad Atlanta 1996 e Sydney 2000 - Ansa

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Alcuni fra i più famosi atleti etiopi si sono schierati con il governo di Addis Abeba, annunciando di essere pronti a partire al fronte per combattere contro i ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf). Fra loro, scrive la "Bbc", c'è il leggendario maratoneta Haile Gebrselassie, 48 anni, medaglia d'oro dei 10.000 metri piani ad Atlanta 1996 e Sydney 2000, considerato uno dei più grandi mezzofondisti e fondisti della storia.
Ha annunciato di voler partire per il fronte anche Feyisa Lilesa, ricordato per aver esibito nel 2016 i polsi incrociati sopra la testa sul podio dei giochi olimpici di Rio de Janeiro, dopo aver vinto la medaglia d'argento nella maratona. Il suo gesto era una protesta contro il trattamento riservato alla sua etnia Oromo dal governo etiope, allora dominato dal Tplf.

Oromo che ora si oppongono però al premier Abiy Ahmed. E proprio il premier etiope – mentre gli occidentali fuggono dal Paese (ieri anche la Farnesima ha invitato i connazionali all’evacuazione) – è andato al fronte. Le critiche parlano di "propaganda di Stato" mentre per il governo il premier è andato ad assumere il comando della guerra in corso da un anno nel Paese e ha incaricato delle sue funzioni quotidiane il vice Demeke Mekonnen. Lo ha fatto sapere un portavoce del governo di Addis Abeba, precisando che il premio Nobel per la pace è arrivato ieri al fronte, ma senza dire dove. Decine di migliaia di persone sono morte sinora nel conflitto, milioni sono sfollate, e la situazione ha spinto molti Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, a chiedere ai loro cittadini di lasciare la nazione africana.
I combattenti tigrini stanno avanzando verso la capitale. Ieri un inviato degli Stati Uniti ha detto ai giornalisti di temere che i "nascenti" progressi negli sforzi di mediazione con le parti in guerra possano essere superati dagli "allarmanti" sviluppi militari.
I media di Stato non hanno diffuso immagini del premier, ex militare, al fronte. Le forze tigrine avevano controllato il precedente governo nazionale per 27 anni, prima che Abiy assumesse l'incarico nel 2018, e la tensione politica è sfociata in guerra nel novembre 2020. Le forze tigrine vogliono che Abiy lasci l'incarico, mentre il governo centrale vuole che le forze 'ribelli', designate come gruppo terroristico, si ritirino in Tigrai. Il primo ministro giorni fa aveva annunciato che sarebbe andato al fronte, invitando i cittadini a imitarlo. Nei mesi recenti sono stati denunciati arruolamenti forzati e addestramenti militari velocizzati, mentre gli analisti hanno avvertito della crescente presenza di milizie su base etnica.
Milioni di civili sono intrappolati e vittime della fame, dopo il blocco imposto dal governo di Addis Abeba sul Tigrai. Anche centinaia di migliaia di persone nelle regioni di Amhara e Afar non sono raggiungibili dagli aiuti. Uno degli obiettivi delle forze tigrine sembra essere interrompere la via di rifornimento dal Gibuti ad Addis Abeba. L'inviato dell'Unione africana Olesegun Obasanjo conduce mediazioni, ma negli ultimi giorni non ha parlato pubblicamente del suo lavoro.

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