martedì 13 aprile 2021
Sono pentecostali ed evangelici, le cui confessioni cristiane non sono riconosciute dallo Stato africano e che sono considerati agenti di governi stranieri. Hanno passato dai 2 ai 14 anni in cella
il premier etiope Abid Ahmed

il premier etiope Abid Ahmed - Ansa

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Le autorità eritree hanno liberato su cauzione 36 cristiani arrestati per la loro fede. Fonti interne hanno riferito alla Bbc che 14 sono stati detenuti negli ultimi quattro anni nell’isola di Dahlak Kebir, nel mar Rosso, adibita a carcere politico già al tempo della colonizzazione italiana. Gli altri 22 erano stati arrestati alla fine di marzo. Appartengono tutti a chiese cristiane evangeliche e pentecostali i cui fedeli sono accusati di essere strumenti dei governi stranieri. Nel 2002 l’Eritrea ha introdotto infatti una nuova legge che vieta tutti i culti a eccezione di quelli ortodosso, cattolico e luterano.

Anche l’islam sunnita è ufficialmente riconosciuto. Circa 500 cristiani sarebbero ancora detenuti secondo International Christian concern anche se qualcosa si è mosso secondo alcuni grazie all’intervento del premier etiope Abiy Ahmed, un pentecostale. A settembre 2020 il governo eritreo aveva rilasciato più di 20 prigionieri detenuti per anni. A dicembre sono stati liberati 28 testimoni di Geova dopo una lunga prigionia.

L’1 febbraio sono tornati liberi 64 cristiani detenuti dai due ai 12 anni senza processo mentre tre giorni prima erano state rilasciate sei donne arrestate a settembre perché pregavano in strada. Anche le confessioni cristiane riconosciute hanno problemi. Nel giugno 2019 vennero confiscate e chiuse 22 strutture sanitarie cattoliche provocando la condanna dei vescovi della chiesa africana orientale.

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