lunedì 23 settembre 2019
Greta in lacrime accusa i leader del pianeta: «Mi avete rubato i sogni». Guterres: «Cambiamo o mettiamo a rischio la nostra esistenza». La Russia firma gli accordi di Parigi
Greta a colloquio con Angela Merkel all'Onu (Ansa)

Greta a colloquio con Angela Merkel all'Onu (Ansa)

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Il Regno Unito ricorda al mondo di essersi impegnato per legge a produrre zero emissioni entro il 2050. I primi ministri di Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia sottoscrivono la stessa promessa al Palazzo di Vetro. Angela Merkel presenta un pacchetto di sostegno alle energie rinnovabili da 54 miliardi di euro e raddoppia la spesa della Germania per la protezione del clima. E l’Italia si dice «in prima linea per la lotta al cambiamento climatico».

Al Climate Action Summit, voluto dal segretario generale Onu Antonio Guterrez alla vigilia dell’apertura dell’Assemblea generale, è stata soprattutto l’Europa a rispondere al grido d’allarme dei giovani, riassunto drammaticamente, ancora una volta, dalla giovanissima svedese Greta Thunberg. «Mi avete rubato l’infanzia e i sogni – ha detto all’Onu la 16enne attivista –. Dovrei essere a scuola, dall’altra parte dell’oceano. Invece tutti voi venite da noi giovani per farvi dare speranza. Come osate!».


All’intervento della ragazzina, che ha aperto l’incontro voluto dal numero uno delle Nazioni Unite per identificare le «migliori pratiche» dei Paesi più avanzati nella lotta contro i cambiamenti climatici, hanno fatto seguito i discorsi di una sessantina di leader mondiali, scelti perché hanno dimostrato di aver fatto passi concreti nel rispetto degli impegni presi a Parigi nel 2015. Esclusi dunque colossi come gli Stati Uniti, l’Australia, il Brasile e il Giappone, per non aver fatto abbastanza. Invitate, non senza polemiche, Cina e India, due dei maggiori produttori di gas serra insieme agli Usa, ma impegnate a ridurre la loro dipendenza dal carbone. L’India è uno dei pochi Paesi al mondo le cui azioni sono in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento del pianeta a meno di 2 gradi. Presente anche la Russia, il cui premier Dmitry Medvedev ha firmato una risoluzione per attuare l’accordo di Parigi.

A tutti il segretario dell’Onu ha chiesto di abbandonare una volta per tutte i combustibili fossili. «Se non cambiamo con urgenza il nostro stile di vita, metteremo a rischio la nostra vita stessa», ha esordito Guterrez, parlando dell’obbligo che i leader hanno di affrontare la crisi climatica con concretezza, evitando le «parole vuote e le favole», che Greta aveva appena accusato di aver raccontato per troppi anni ai giovani. Gli impegni sono arrivati, ma con il contagocce.

Solo 23 Paesi (la maggior parte europei), che rappresentano il 2,3 per cento delle emissioni globali, hanno indicato che miglioreranno i loro contributi nazionali per la riduzione dei gas a effetto serra nel 2020. Sono 66 i Paesi che promettono emissioni zero nel 2050, 102 le città e 93 le imprese. I piani più ambiziosi sono emersi dalla cooperazione fra pubblico e privato, come le grandi imprese del settore delle assicurazioni, che, in collaborazione con il Programma Onu per lo sviluppo e i governi di Germania e Regno Unito, hanno offerto 5 miliardi di dollari entro il 2025 per assistere 20 Paesi vulnerabili alle catastrofi climatiche. Ma non basta. Le ong hanno sottolineato ritardi evidenti, come quello dell’Ue, nell’aumentare la riduzione dei gas serra dal 40 al 65% entro il 2030.

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