venerdì 1 marzo 2013
​Adel Abdel Sattar, segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità, rivela una proposta avanzata dal Governo del Cairo per far fronte alla crisi economica: dare in concessione a soggetti stranieri la gestione dei più importanti siti archeologici.
COMMENTA E CONDIVIDI
L'Egitto potrebbe svendere, o quanto meno dare in concessione, le sue meraviglie archeologiche per far fronte alla grave crisi economica con cui si confronta ormai da anni. È una voce che circola su Internet da diversi mesi e ora una conferma arriva da Adel Abdel Sattar, segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità, che in un'intervista all'emittente OnTv ha parlato di una proposta avanzata dal governo.  Si tratterebbe di dare in concessione a soggetti stranieri, ad esempio a tour operator internazionali, alcuni “gioielli di famiglia”, come le piramidi di Giza, la Sfinge e le aree templari di Abu Simbel e di Luxor.
Secondo alcune indiscrezioni cui fa riferimento al tv satellitare al-Arabiya, il Qatar, tra i primi sostenitori dellarivolta contro l'ex rais Hosni Mubarak, avrebbe già espresso il suo interesse a prendere in gestione i più importanti siti archeologici egiziani per un periodo minimo di cinque anni. La somma che l'Egitto riceverebbe in cambio sarebbe pari complessivamente a 200 miliardi di dollari, sufficienti per pagare l'enorme debito nazionale e avviare progetti di rilancio dell'economia. Per ora Abdel Sattar ha confermato solo l'esistenza della proposta del governo, mentre ha negato che il Qatar o altri ricchi stati del Golfo siano già coinvolti nella vicenda.
Il responsabile delle antichità egizie ha spiegato che la proposta gli è stata girata dal ministero delle Finanze e che il suo autore sarebbe l'intellettuale egiziano Abdallah Mahfouz. Secondo il piano, i vari siti archeologici - o almeno la loro gestione - dovrebbero essere messi all'asta con un bando pubblico destinato a soggetti internazionali. La proposta non sembra per ora aver raccolto grandi consensi e lo stesso Abdel Sattar ha espresso la sua contrarietà, assicurando che il ministero per le Antichità ha espresso un parere legale contrario. Ma la crisi economica continua a mordere e, in assenza di stabilità politica e di ricette economichecredibili, quella delle attrazioni turistiche e culturali potrebbe essere l'ultima carta da giocare.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: