sabato 8 gennaio 2011
Il nostro ministero degli Esteri, con Francia, Polonia e Ungheria, ha scritto all'Alto Commissario Ue, Ashton, per chiedere «subito misure concrete» da prendersi al vertice ministeriale Ue in programma il 31 gennaio a Bruxelles. Intanto in Egitto il Natale copto si è svolto senza incidenti di rilievo ma in un'atmosfera di lutto e paura.
- Lady Ashton, Alto rappresentante di basso profilo di Giorgio Ferrari
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Duro discorso del presidente francese Nicolas Sarkozy a sovrastare l’assordante silenzio dell’Unione europea sulle violenze ai cristiani d’Egitto. E ieri – dopo il pressing diplomatico della Farnesina – i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Polonia e Ungheria hanno scritto all’Alto commissario Ue, Catherine Ashton, per chiedere «subito misure concrete» da prendere al vertice ministeriale Ue in programma il 31 gennaio a Bruxelles.L’Europa, nel primo giorno lavorativo dell’anno, si è mobilitata in grande stile se pure il cancelliere tedesco Angela Merkel ha mandato ieri un suo mediatore al Cairo.«Non è ammissibile ciò che assomiglia sempre più ad un piano particolarmente perverso di epurazione del Medio Oriente, di epurazione religiosa», ha dichiarato ieri Nicolas Sarkozy durante una cerimonia di auguri per il nuovo anno alle autorità religiose del Paese, alle quali si è eccezionalmente unito quest’anno il rappresentante dei copti in Francia, padre Girguis Lucas. «In Iraq come in Egitto – ha continuato il capo dell’Eliseo – i cristiani d’Oriente sono a casa loro e lo sono da 2000 anni. Non possiamo accettare che questa diversità umana, culturale e religiosa, che è la norma in Francia, in Europa e nella maggior parte dei Paesi occidentali, scompaia da questa parte del mondo». Nelle stesse ore il ministro degli Esteri Franco Frattini si faceva portavoce – con una lettera a Catherine Ashton firmata insieme alla francese Michele Alliot-Marie, al polacco Radoslaw Sikorski, e all’ungherese Janos Martonyi – della richiesta di iscrivere la questione della persecuzione dei cristiani all’ordine del giorno della riunione del 31 gennaio prossimo a Bruxelles. Le quattro cancellerie auspicano «misure concrete da mettere in atto» per promuovere «il rispetto della libertà di religione e di espressione» di tutte le vittime di minacce o persecuzione religiosa in Medio Oriente e non solo.E da Berlino Volker Kauder, capogruppo parlamentare Cdu al Bundestag, ha annunciato la sua imminente partenza per l’Egitto per colloqui proprio sulle violenze ai danni dei cristiani copti. Ad accompagnarlo altri due esponenti della Cdu che seguono questioni relative ai diritti umani e religiosi. «Cercheremo di esplorare le vie attraverso cui è possibile arrivare ad una coesistenza pacifica delle diverse religioni», ha dichiarato Kauder.Preoccupazione sulla crescente cristianofobia ha pure espresso l’ex premier Romano Prodi: «La persecuzione delle minoranze, soprattutto cristiane, tocca tantissimi Paesi». Per questo sarebbe opportuno secondo Prodi che «una serie di saggi prendano delle posizioni ben precise perché sia garantita la libertà religiosa in tutto il mondo». Luca GeronicoIL NATALE COPTOS enza incidenti di rilievo, ma in un’atmosfera di lutto e paura, in Egitto e nel mondo. È scivolato via così il Natale della comunità cristiana copta, colpita, nella notte fra il 31 di­cembre e il primo gennaio, da un atten­tato sanguinoso alla chiesa dei Santi di Alessandria d’Egitto. Un giorno in cui si è pure concretizzata l’iniziativa diplo­matica voluta dalla Farnesina: il mini­stro Franco Frattini con i colleghi di Francia, Ungheria e Polonia ha inviato una lettera all’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton chiedendo che la que­stione della persecuzione dei cristiani venga discussa nell’incontro ministe­riale del 31 gennaio a Bruxelles per giun­gere a «misure concrete». Ieri in Egitto, nella città che si affaccia sul Mediterraneo, la tradizionale Messa di mezzanotte è stata più coinvolgente. Fra i fedeli, le donne vestivano il lutto e gli uomini indossavano sciarpe con la scritta «Il dolore del 2010». Allo stesso modo, i sacerdoti hanno espresso tutta la propria angoscia attraverso spille con la scritta: «Pregate per coloro che vi at­taccano e per coloro che vi perseguita­no ». Per altri, magliette con i volti delle 23 persone che hanno perso la vita nel­la deflagrazione. Le immagini dei «mar­tiri », così sono ormai definiti dalla stam­pa e dall’opinione pubblica, erano ap­pese anche ai muri della chiesa. Durante la celebrazione al Cairo, pres­so la chiesa di S. Marco, il patriarca She­nouda III ha ricordato anche le vittime della notte di Natale del 2010, quando tre uomini armati, a bordo di un’automo­bile, si sono avventati sui fedeli all’usci­ta della Messa. Il luogo della strage era Nagaa Hammadi, nell’Alto Egitto. In quell’occasione morirono sette cittadi­ni cristiani e un poliziotto musulmano, accorso per fermare gli assassini. Alla ce­lebrazione tradizionalmente condotta dal capo della chiesa copta ortodossa d’Egitto hanno partecipato anche i due figli del presidente Hosni Mubarak: Ga­mal, indicato da tempo come possibile futuro presidente, e per la prima volta il figlio maggiore, Alaa, uomo d’affari, me­no avvezzo a comparire in pubblico. E­rano presenti anche numerosi ministri e personalità egiziane. Durante la giornata di Natale, poi, i fe­deli si sono recati a Messa soprattutto al Cairo e ad Alessandria, in un clima di generale mestizia. Se non di assedio. Le autorità egiziane, infatti, hanno di­spiegato 70 mila agenti con un doppio obiettivo: proteggere i luoghi di culto e impedire ulteriori manifestazioni da parte di cittadini cristiani, dopo quelle della settimana appena trascorsa. Pro­teste che non si sono più verificate an­che grazie alla solidarietà della popo­lazione egiziana musulmana: nei ser­moni del venerdì molte le condanne della strage. «Questi crimini, che non fanno differenza tra cristiano e musul­mano, erano condannati dal profeta», ha dichiarato il gran muftì del cairo A­li Gomaa. Da Luxor, il vescovo copto cattolico Joannes Zakaria si è detto stupito per «un movimento di solidarietà incredi­bile ». I copti cattolici, che contano po­che migliaia di unità in Egitto, hanno fe­steggiato il Natale lo stesso giorno dei fratelli ortodossi. Ha aggiunto Zakaria: «La partecipazione della popolazione musulmana mi ha colpito. Questi nostri fratelli hanno respinto la violenza, af­fermando che il terrorismo non è il ve­ro islam». A Minya, nell’Alto Egitto, però, sembra aver prevalso la paura: scarsa la parteci­pazione alle Messe, ha denunciato il quotidiano Al Masri El Youm, forse an­che per l’allarme bomba della vigilia, poi rivelatosi infondato. Intanto, a quanto denunciato dal Centro per i diritti uma­ni di Alessandria d’Egitto, le indagini per stabilire le responsabilità della strage hanno fatto una prima vittima: un inte­gralista torturato dalla polizia. Si tratta di Sayed Bilal, di 32 anni, fermato il 5 gennaio e morto il giorno successivo per le percosse. Federica ZojaIL CARDINALE BERTONEUna «giornata di festa» da passare «pacificamente» auspicava ieri il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone in visita agli scavi della Domus Romanae. I cristiani copti, ha aggiunto il cardinale, devono essere «protetti nei loro diritti di espressione e professione religiosa dai governi interessati e dalla solidarietà degli altri Paesi del mondo».Ieri il nunzio apostolico in Egitto, monsignor Michael L. Fitzgerald, è tornato sulle dichiarazioni del Papa dopo l’attentato. Benedetto XVI «chiaramente» non incoraggia «ingerenza nei fatti interni di un qualsivoglia Stato ma si appella a tutti, singoli individui e governi, per il rispetto delle fedi e pratiche religiose delle diverse comunità e promuovere così società armoniose e pacifiche». Il nunzio ha ripercorso i passaggi principali dei discorsi del pontefice del 1 gennaio, dell’Angelus del 2 gennaio e del Messaggio per la Giornata mondiale della pace, che avevano suscitato le reazioni del grande imam di Al Azhar, Ahmed El Tayyeb, che aveva parlato di «un’ingerenza inaccettabile negli affari dell’Egitto». «La condanna da parte di tante personalità musulmane», ha affermato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, «è frutto della retta coscienza della maggioranza dei fratelli islamici che non si sentono assolutamente identificati con queste violenze»Il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee), ha annunciato che «in tutte le conferenze episcopali europee si terranno iniziative di preghiera unite alla richiesta che la comunità internazionale si adoperi a far cessare una violenza che lascia tutti attoniti».
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