sabato 29 gennaio 2022
Resteranno ancora bloccati i 130 milioni di dollari di assistenza alla sicurezza. Non migliora, nonostante la recente vendita d il difficile rapporto tra Biden e Sisi, sempre più nell'orbita russa
Il regime di Abdel Fattah al-Sisi continua a preoccupare per la mancata applicazione dei diritti umani

Il regime di Abdel Fattah al-Sisi continua a preoccupare per la mancata applicazione dei diritti umani - Ansa

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Geopolitica e diritti umani. Gli Usa sono sono orientati a lasciare bloccati 130 milioni di dollari di assistenza alla sicurezza dell'Egitto a causa di violazioni dei diritti umani nel maggiore Paese dell'area Mena (Medio Oriente e Nordafrica). Lo ha riferito il New York Times citando un senatore statunitense e funzionari anonimi del Dipartimento di Stato. Gli aiuti erano stati bloccati lo scorso autunno, temporaneamente fino al 31 gennaio, in attesa che l'Egitto facesse di più per «proteggere i diritti di dissidenti, giornalisti, donne ed esponenti della società civili».
Da allora però l'Egitto non è riuscito a convincere l'amministrazione di Joe Biden e, sebbene una portavoce del Dipartimento di Stato Usa abbia dichiarato che non è stata ancora presa una decisione finale, altri responsabili del dicastero hanno rivelato che il capo della diplomazia americana Antony J. Blinken dovrebbe stornare i fondi verso altre priorità di sicurezza nazionale.
Aiuti militari al Cairo erano già stati congelati nel 2017 dall'allora presidente Donald Trump ma sbloccati l'anno dopo, ricorda il quotidiano. I 130 milioni peraltro, il massimo che si potesse bloccare, sono solo un decimo dei fondi che gli Usa danno all'Egitto ogni anno in questo ambito.
Il Paese nordafricano inoltre continua a comprare aerei militari, navi e altri equipaggiamenti per miliardi di dollari: solo questa settimana era stata annunciata la vendita di cargo C-130 e radar per 2,5 miliardi di dollari, notano gli analisti. Di fatto Biden con il governo di Abdel Fattah al-Sisi ha un atteggiamento a dir poco bivalente, da un lato mantiene “rigidità” di facciata sui diritti fondamentali da tutelare, ma dall’altra tenta di recuperare (e la recente vendita delle armi a prezzo di favore lo testimonia) quell’ascendente che già dai tempi di Donald Trump gli Stati Uniti hanno perso con uno degli attori fondamentali della scena nordafricana e mediorientale. Spazio che la Russia ha occupato da tempo e che recentemente, con la solita formula di ingresso econonomica, sta facendo anche Pechino.

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