lunedì 1 gennaio 2018
Vittime anche a fine anno: uccisi due fedeli a Giza. Il periodo delle feste cristiane il più a rischio per la comunità dei credenti in Cristo
I segni dell'attacco alla chiesa copta di Helwan il 29 dicembre 2017 (Ansa)

I segni dell'attacco alla chiesa copta di Helwan il 29 dicembre 2017 (Ansa)

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«Esprimo la mia vicinanza ai fratelli copti ortodossi d’Egitto», «il Signore accolga le anime dei defunti, sostenga i familiari, i feriti e l’intera comunità e converta i cuori dei violenti». Con queste parole, pronunciate durante l’Angelus dell’ultimo giorno del 2017, papa Francesco ha ricordato le vittime del duplice attacco perpetrato contro la minoranza dal braccio locale del Daesh a Helwan, nella periferia sud del Cairo. Venerdì, un commando ha cercato di fare irruzione nella chiesa di San Mina. Fermati dagli agenti, i due agenti hanno cominciato a sparare. Nel conflitto a fuoco sono morti tre guardie e sei fedeli, oltre a uno degli aggressori. Poco dopo, sempre a Helwan, sono stati assassinati due fratelli copti proprietari di un emporio. La violenza estremista è tornata a colpire la comunità nella notte di San Silvestro.

Un uomo armato, a bordo di un moto taxi, ha aperto il fuoco contro un locale di al-Omraneya, quartiere di Giza, gestito da un copto, dove si servivano alcolici. All’interno, una comitiva di cristiani, amici del proprietario, che festeggiava il Capodanno. Due di loro sono stati colpiti dai proiettili e uccisi.

Non è chiaro se l’aggressore abbia agito contro il bar perché distribuiva alcolici – pratica consentita in Egitto solo a pochi empori e ristoranti –, o perché il proprietario era copto. I “tempi forti” del calendario religioso dei cristiani sono, però, quelli in cui maggiormente si scatena la rabbia degli estremisti. E questi sono giorni particolarmente intensi per i copti ortodossi che, nella notte tra sabato e domenica, celebreranno il Natale.

Il 2017 è stato un anno duro per la minoranza, che rappresenta circa il 10 per cento della popolazione totale. In totale oltre cento copti sono stati assassinati in vari attacchi compiuti da gruppi armati legati al Daesh. Il 9 aprile, la Domenica delle Palme, a venti giorni dal viaggio nel Paese di papa Francesco, i terroristi hanno colpito la comunità nelle chiese di Tanta e Alessandria, a poche ore di distanza, uccidendo 46 fedeli.

La seconda “giornata di sangue” è stata il 26 maggio quando i jihadisti hanno sequestrato, vicino a Minya, nel sud dell’Egitto, tre bus di cristiani che si recavano in pellegrinaggio al monastero di San Samuele: ventinove persone sono state trucidate.

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