lunedì 13 aprile 2020
Una giornalista ha creato un memoriale virtuale per le vittime della pandemia. La task force inviata dal governo ha raccolto quasi 800 corpi dalle case in tre settimane
L'attesa per la raccolta delle bare a Guayaquil dura giorni

L'attesa per la raccolta delle bare a Guayaquil dura giorni - Reuters

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María non trova più il corpo del padre, morto mercoledì di Covid–19 all’ospedale Carbo di Guayaquil, epicentro ecuadoriano della pandemia. La camera ardente della clinica era piena e le autorità l'hanno consegnato alla task force inviata dal governo per la sepoltura in una bara di cartone, dato che i feretri di legno sono ormai introvabili.

La squadra di poliziotti e militari, guidata da Jorge Wated, ha rimosso quasi 800 cadaveri dalle abitazioni private nelle ultime tre settimane. A questi si sommano altri 631 corpi presi dagli ospedali pubblici, i cui obitori sono pieni. Tutti morti con sintomi compatibili a quelli provocati dal coronavirus, ma senza poterlo dire con certezza dato che vengono centellinati per i casi più estremi. In ogni caso, sembra evidente, che le vittime della pandemia siano molte di più delle 300 confermate. Con 7.500 casi, l'Ecuador è il terzo Paese in America Latina per numero di contagi, dopo il gigante brasiliano e il Cile. Il 70 per cento è concentrato a Guayaquil.

Là è morta, due giorni fa, a casa, la sorella di Ana. «Non ho potuto dirle addio. Vivo a Murcia, in Spagna, dal 2010. Dovevo tornare quest’estate ma ora non so se potrò farlo. Non vedevo mia sorella dal 2017, l’ultima volta che sono rientrata. Lei non aveva Internet sul telefono, i figli non sono riusciti raggiungerla per il coprifuoco quando stava male e, così, non ho potuto farle nemmeno una video–chiamata», racconta. Ad aiutare persone come María o Ana a congedarsi dai propri cari sarà ora Voces para la memoria, il memoriale virtuale creato dalla giornalista Isabela Ponce, fondatrice del sito informativo Gk. Il progetto raccoglierà le foto e le mini–biografie delle persone morte di coronavirus: ad ognuna i parenti potranno inviare un messaggio di saluto e di omaggio. Le prime venti storie saranno online dal 20 aprile e ogni settimana se ne aggiungeranno di nuove. Un modo anche per far conoscere i “morti invisibili” della pandemia.

La tragedia di Guayaquil è diventata un monito di che cosa può accadere negli altri Paesi del Sud del mondo in caso di massiccia diffusione del Covid. Nel dramma, però, Voces de la memoria vuole essere un segno di speranza. «Il virus non è riuscito a cancellare le vittime – spiega la creatrice Ponce –, presenti nel ricordo di quanti le hanno amate».

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