martedì 8 aprile 2014
​L'Organizzazione mondiale della sanità fa un bilancio: il virus è diffuso anche in aree distanti e questo complica gli interventi.
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Emergenza Ebola in Africa. L'Organizzazione mondiale della sanità traccia un bilancio di quanto sta accadendo in Liberia e in Guinea. L'attuale esplosione di focolai del virus di Ebola in Guinea e Liberia è tra le più "difficili" mai affrontate e potrebbe proseguire ancora alcuni mesi. Lo ha affermato oggi il vice direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Keiji Fukuda. "È prematuro pronunciarsi su un eventuale calo dei casi di trasmissione e prevediamo di essere confrontati all'emergenza ancora per i prossimi 2-3-4 mesi prima di essere sicuri di averla superata", ha detto Fukuda. L'ultimo bilancio dell'emergenza causata dal virus della febbre emorragica di Ebola, estremamente letale, è salito a 157 casi sospetti in Guinea (di cui 101 letali) e 21 nella vicina Liberia (dieci morti). Casi sospetti sono stati segnalati anche in Ghana, Mali e Sierra Leone, ma per il Mali sono risultati negativi. Ebola, ha spiegato ancora Fukuda, è una malattia acuta ma che può essere controllata. Sappiamo come interrompere i contagi, anche se non esistono vaccini o farmaci contro il terribile virus che si trasmette tramite il contatto con il sangue e altri fluidi biologici infetti. La difficoltà dell'emergenza attuale è dovuta alla dispersione geografica del virus, dopo lo scoppio dei primi casi in Guinea, alla sua novità nella regione e a causa della paura e delle voci che veicola. "Una difficoltà supplementare - ha aggiunto Fukuda - sorge dalla presenza del virus nella capitale della Guinea, Conakry, dove sono stati segnalati 20 casi". L'Oms continua a non raccomandare restrizioni ai viaggi o al commercio. "Sin dall'inizio - ha sottolineato Fukuda - l'Organizzazione si è mobilitata ad ogni livello per prevenire nuovi casi, interrompere i contagi e la diffusione insieme a numerosi partners". Fukuda ha anche citato alcuni Paesi che hanno fornito un rinnovato sostegno, tra questi l'Italia, insieme a Canada, la Repubblica democratica del Congo, il Gabon, l'Uganda, la Germania, Sud Corea e l'Ue.
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