lunedì 5 febbraio 2018
Il duplice omicidio vicino a Iguala, dove nel 2014 sono spariti 43 studenti. Gravissimo un terzo prete e altre tre persone sulla stessa vettura bersagliata dal commando di killer
Padre Germàn Muniz Garcia, una delle due vittime

Padre Germàn Muniz Garcia, una delle due vittime

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La festa della Vergine della Candelora, domenica, era andata avanti fino a tardi. I sacerdoti Germán Muñiz García, Iván Añorve e Rogelio, che avevano accompagnato la comunità nella preparazione religiosa, avevano deciso di dormire a Juliantla. Poi, all’alba di lunedì, si erano messi in auto insieme a tre amici in direzione Taxco de Alarcón. All’altezza di Iguala, però, una vettura rossa ha sbarrato loro il passo: un commando armato è saltato giù e li ha crivellati di colpi.

Padre Germán e padre Iván, che si trovavano davanti, sono morti subito, come ha confermato il vescovo dell’arcidiocesi di Chilipacingo-Chilapa a cui appartenevano i preti, monsignor Salvador Rangel Mendoza. Padre Germán, originario di Acapulco, era parroco di Mezcala, mentre padre Iván esercitava il proprio ministero nella parrocchia della Sacra Famiglia, nel comune di Las Vigas. Gli altri quattro passeggeri sono feriti: padre Rogelio è grave ed è ricoverato all’ospedale di Taxco. L’arcidiocesi ha rivolto un appello alle autorità perché si faccia luce sui barbari omicidi. L’ennesimo in una nazione che l’anno scorso ha battuto il record di violenza, con 80 assassinii al giorno. L’aumento vertiginoso si è mantenuto nel 2018: gennaio si è chiuso con 1.562 vittime, due all’ora.

La narco-guerra in corso fra gruppi criminali – è interi pezzi di istituzioni da questi ormai catturate – ha registrato, nell’ultimo anno, un “salto di qualità”. In peggio. Colpa – affermano gli analisti – della frammentazione delle organizzazioni più grandi. Ma anche dell’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. A luglio ci saranno le presidenziali. Le mafie hanno accelerato la conquista del territorio in modo da poter “trattare” con il nuovo governo da una posizione di forza. Lo Stato del Guerrero, dove sono stati uccisi i sacerdoti, è uno degli epicentri del dramma: là si concentrano le coltivazioni di oppio per soddisfare la crescente domanda di eroina Usa.

Proprio a Iguala furono fatti scomparire, il 26 settembre 2014, i 43 studenti, tuttora “desaparecidos”. Da allora, la situazione è tutt’altro che migliorata. Meno di un mese fa, il 15 gennaio, durante l’ordinazione di otto sacerdoti, monsignor Rangel Mendoza aveva denunciato la tragedia in atto nella regione, con parole forti: «Il Guerrero odora di povertà e di morte». Il vescovo, allora, aveva esortato i preti «a non lasciarsi intimorire» dai narcos.

L'ESCALATION Messico, un omicidio ogni 16 minuti di Lucia Capuzzi

Questi ultimi si accaniscono con particolare ferocia contro quei settori che possono costituire un’alternativa al loro dominio del terrore. Tra cui, appunto, i sacerdoti. Il che spiega il tragico paradosso per cui il Messico, una delle nazioni con il maggior numero di cattolici al mondo, sia anche, negli ultimi anni, quella con più preti e operatori pastorali ammazzati: quattro nel 2017, secondo il rapporto di Fides. Molti di più quelli minacciati. E, nella “terra dei narcos”, con tragica frequenza, alle parole seguono i fatti.

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