venerdì 9 dicembre 2011
Saranno 26 dei 27 Paesi dell'Unione europea ad avviare il processo verso un nuovo trattato che porti verso un'unione fiscale. Solo la Gran Bretagna ha deciso di non aderire al progetto.
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Ci sono volute 10 ore di negoziati, momenti di pathos e un clamoroso divorzio della Gran Bretagna dal resto dell’Europa, ma alla fine intorno alle quattro del mattino l’attesa «unione di bilancio», propugnata da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ha visto la luce. Un parto travagliato nel corso di una difficilissima nottata in quello che sarà ricordato come uno dei più importanti summit della storia Ue, presenti quasi 2.000 giornalisti accreditati.La stessa Merkel si è presentata ai giornalisti di ottimo umore, a ora di pranzo, per parlare di «svolta verso un’unione della stabilità», sostenuta in questo dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, che ha svolto un ruolo importante e dal quale, nella dichiarazione finale, è stato ripreso il termine tecnico "fiscal compact" (qualcosa come "patto di bilancio"). «È un risultato molto buono per la zona euro – ha dichiarato Draghi – sarà la base per una maggiore disciplina nelle politiche economiche dei paesi membri». La stessa Bce fornirà assistenza tecnica al fondo salva stati (Efsf). L’accordo prevede tra l’altro l’obbligo di un deficit strutturale non oltre lo 0,5% del pil, sanzioni semiautomatiche per chi sfora, i leader hanno deciso di anticipare al 2012 l’avvio del meccanismo permanente di stabilità (Esm) e la fornitura di 200 miliardi di euro da parte degli Stati membri Ue al Fondo Monetario Internazionale. «Un contributo importante per aiutare ad affrontare la crisi dell’eurozona e a rafforzare la ripresa economica globale», ha commentato il direttore generale della Bce Christine Lagarde. La Germania, inoltre, ha accettato che l’Efsf resti in funzione, fino a metà 2013, in parallelo al suo successore stabile (l’Esm), rafforzando così un poco la «potenza di fuoco» anticontagio. L’unione di bilancio, per lo strappo della Gran Bretagna, dovrà essere disegnata in un nuovo trattato internazionale che vede partecipare 26 stati Ue su 27.L’obiettivo, ha spiegato il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, è avere il testo pronto per la firma al summit di inizio marzo, in modo da iniziare subito il processo di ratifica. Parigi e Berlino vogliono completarlo entro il dicembre 2012. Il vertice si era aperto male, giovedì sera. Prima ancora di arrivare a Bruxelles, il premier britannico David Cameron, stretto dalla pressione delle forte componente euroscettica del suo partito conservatore, aveva già fatto capire di voler giocare il tutto per tutto per un suo sì alla modifica dei trattati vigenti – che può essere decisa solo all’unanimità. I leader, riuniti a una cena a base di minestra, pesce e dolce al cioccolato, hanno iniziato anzitutto a discutere dei contenuti, sui quali si era delineato un consenso di massima. Il momento di Cameron è avvenuto intorno alle due di notte, quando ha preso la parola, e ha presentato il suo diktat per dire sì al cambio del trattato (possibile solo all’unanimità), tra la reintroduzione del voto all’unanimità per qualsiasi nuova normativa Ue in termine di servizi finanziari, a tutela della City. «Proposte inaccettabili», ha tuonato Sarkozy. «Se oggi è nata un’Europa a due velocità – dirà poi alla stampa verso le cinque del mattino – è colpa della Gran Bretagna». Raccontano anche di un Sarkozy seccato che a fine vertice ha tirato dritto ignorando di proposito Cameron che gli porgeva la mano. A quel punto si è dovuto rinunciare a modificare il trattato vigente e andare direttamente un trattato intergovernativo «17 Plus», i Paesi euro e chi ci sta degli altri. In realtà ai Paesi euro, uno dopo l’altro si sono aggiunti, Londra esclusa – persino l’Ungheria, che in un primo tempo si era schierata con Londra, sia pure, come Stoccolma e Praga, con riserva parlamentare. La via del nuovo trattato internazionale, però presenta non poche incognite e problemi. «Noi avremmo preferito un accordo tra tutti e 27 gli stati membri della Ue – ha commentato il presidente della Commissione José Manuel Barroso – dal punto di vista delle istituzioni Ue, sarebbe stato molto più semplice». In effetti, spiegano fonti comunitarie, gli esperti giuridici avranno un gran da fare, per trovare il modo di raccordare un trattato extra-Ue con le istituzioni comunitarie, Commissione e Corte Ue anzitutto, che non possono essere cooptate tout court al di fuori del quadro del Trattato di Lisbona.
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