sabato 19 maggio 2012
Si è battuto per anni contro le sterilizzazioni forzate e gli aborti: un mese fa la fuga dagli arresti domiciliari per l'ambasciata Usa. In Cina la notizia oscurata su web.
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Ventisette giorni dopo la sua rocambolesca fuga dalla casa-prigione nella quale era stato confinato per 19 mesi, Chen Guangcheng, l'attivista cieco difensore dei deboli, ha lasciato oggi la Cina alla volta degli Stati Uniti. A New York, insieme alla sua famiglia - la moglie e i due figli - potrà coronare il suo sogno di studiare legge.Ma della sua partenza non c'è traccia su Internet in Cina: i censori del regime stanno cancellando informazioni e post anche da Weibo, il Twitter cinese, e sugli altri servizi di microblogging molto diffusi tra i giovani.Quello del visto per studio è stato l'escamotage trovato dalle autorità cinesi e americane che erano arrivate in un momento di crisi profonda quando Chen, eludendo la sorveglianza degli agenti nel suo villaggio di Dongshigu nella provincia nord orientale cinese dello Shangdong, era scappato lo scorso 22 aprile rifugiandosi, grazie all'aiuto di alcuni attivisti, nell'ambasciata americana di Pechino. Le porte della residenza diplomatica statunitense per il dissidente si erano aperte poco prima che arrivasse in Cina Hillary Clinton che doveva incontrare i vertici cinesi nell'ambito del dialogo strategico economico.La Cina chiese (e non ha mai ottenuto) le scuse di Washington per quella che bollò come un'ingerenza nei propri affari interni. Il 2 maggio Chen è stato ricoverato in un ospedale di Pechino, dove si riunì con moglie e i due figli piccoli. Ospedale dal quale è uscito oggi per andare direttamente in aeroporto. Nei giorni scorsi funzionari governativi avevano detto che erano in corso le procedure per emettere il passaporto di Chen e dei suoi familiari, ma che ci sarebbe voluto tempo. Nell'attesa, Chen non aveva smesso di parlare con i giornalisti e soprattutto di chiedere attenzione per quello che stava succedendo nel suo villaggio ai suoi familiari, in particolare a suo fratello e al figlio di questi. Suo nipote Chen Kegui, infatti, è stato arrestato all'indomani della fuga dello zio e accusato di omicidio volontario: ora rischia la pena di morte. Gli sono stati negati gli avvocati di parte, mentre suo padre, fratello del dissidente, è stato picchiato. Anche Bob Fu, presidente di ChinaAid, una Ong americana che si batte per i diritti civili in Cina e che è molto vicino a Chen (è stato lui a dare la notizia che il dissidente cieco sarebbe partito oggi), nel ringraziare le autorità per aver permesso a Chen di partire, ha chiesto di non abbassare l'attenzione sulle sorti dei familiari del dissidente.A Chen, che sarebbe dovuto partire, è stato detto all'ultimo momento. In aeroporto, dopo ore di attesa, gli sono stati consegnati i passaporti di tutta la famiglia. Il suo volo, lo United Airlines 88 (ironia della sorte l'8 è il numero fortunato per i cinesi) è partito intorno alle 18 ore locali. La conferma della partenza di Chen è arrivata con una frase ermetica dall'agenzia Nuova Cina, un'ora dopo la partenza, quando l'aereo americano si trovava fuori dalla Cina. "Chen ha fatto domanda di un visto di studio secondo la legge", ha scritto la Nuova Cina. Più esplicito, poco dopo, il Dipartimento di Stato Usa, che in un comunicato della portavoce Victoria Nuland, ha scritto: "Lo aspettiamo al suo arrivo negli Usa. Esprimiamo il nostro apprezzamento per il modo nel quale siamo stati in grado di risolvere questa questione e sostenere il desiderio di Chen di studiare negli Usa e conseguire i suoi obiettivi". Secondo testimoni, Chen era sull'aereo dietro una tenda scortato da una guardia del corpo. Da domani, un'altra vita per lui che, come scrivono molti attivisti su internet, forse non lo porterà mai più in Cina.
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