venerdì 30 aprile 2021
I media occidentali anticipano i dati sul censimento, ma il governo di Pechino nega le rivelazioni. Per il regime sarebbe un dramma, dopo il fallimento della politica del figlio unico
La popolazione della Cina, secondo il Financial Times, sarebbe scesa sotto 1,4 miliardi di persone

La popolazione della Cina, secondo il Financial Times, sarebbe scesa sotto 1,4 miliardi di persone - Reuters

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Si prolunga l’attesa per i risultati del censimento nazionale della popolazione cinese condotto a novembre-dicembre 2020. In ritardo sui tempi previsti, provocando un effetto-domino che coinvolge, ad esempio, il rilascio delle statistiche ufficiali delle nascite, essenziali per consentire l’aggiornamento dei programmi sanitari e assistenziali. Da più parti si sono sollevati dubbi sulle ragioni e forse sull’opportunità di questi ritardi, forse utili ad adeguare i piani ufficiali ai nuovi dati.
Ieri l’Ufficio nazionale di statistica ha negato un calo della popolazione, un intervento quasi sicuramente dettato dall’anticipazione fornita dal quotidiano londinese “Financial Times” che Pechino si appresterebbe a comunicare un dato inferiore a 1,4 miliardi, con un saldo anno su anno negativo per la prima volta in mezzo secolo. «Secondo le nostre valutazioni, nel 2020 lo nostra popolazione ha proseguito la sua crescita», ha sintetizzato l’ufficio in una riga di comunicato, annunciando altri dati appena saranno disponibili. Nulla è stato detto sulle ragioni del ritardo se non che è stato necessario ulteriore lavoro preparatorio.
Un’affermazione ambigua perché non indica se il dato potenziale del censimento 2020 si riferisca al decennio o all’anno precedente. Al tempo del censimento del 2010 la Repubblica popolare cinese aveva infatti 1,34 miliardi di abitanti, saliti nelle statistiche ufficiali a 1,40 miliardi nel 2019. Non esisterebbe, per le autorità, alcuna incoerenza tra queste affermazioni tranquillizzanti verso un’opinione pubblica cosciente che il tracollo demografico potrebbe seriamente minare lo sviluppo economico futuro, e i dati finora disponibili sulle nascite che segnalano una sensibile regressione. Ad esempio, quelli del ministero della Pubblica sicurezza che hanno evidenziato una caduta della natalità del 15 per cento nel 2020 rispetto al 2019, con soli 10,035 milioni di nuovi nati.
Una dato che non solo evidenzia le difficoltà che le famiglie incontrano nel programmare e attuare la loro prole, ma anche il fallimento delle politiche demografiche ufficiali, passate nell’ultimo quinquennio dalla proibizione di più di un figlio per coppia a una sostanziale liberalizzazione.

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