sabato 14 settembre 2019
Soprattutto in materia di immigrazione, il presidente americano è riuscito a scavalcare il Congresso con “meccanismi criticabili”
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Donald Trump sta riscrivendo le politiche americane sull’immigrazione, e non per via legislativa. Uno dei fili conduttori della presidenza del repubblicano è stato il tentativo di limitare e scoraggiare al massimo l’ingresso di immigrati negli Stati Uniti, soprattutto irregolari, ma non solo. Di fronte un Congresso paralizzato sul tema, o esplicitamente opposto alle misure proposte dal capo della Casa Bianca, come la costruzione di un muro al confine meridionale Usa, Trump ha fatto ricorso a più riprese al suo potere esecutivo. Con una serie di decreti, da Pennsylvania avenue ha messo un bando all’ingresso dei cittadini di sette Paesi, tutti, tranne uno a maggioranza musulmani. Ha esteso la detenzione di immigrati arrestati al confine, bambini compresi, e ordinato la costruzione di tendopoli alla frontiera. Ha ordinato che i richiedenti asilo siano inviati in Messico mentre attendono l’esito della loro domanda. Ha sospeso vari programmi pluriennali di accoglienza di profughi, in particolare dalla Siria.

E ha di fatto bloccato tutte le nuove richieste d’asilo da parte di centroamericani. Ciascuna di queste misure è stata citata in giudizio dalle associazioni per la difesa dei diritti umani o civili. Ma più di una è stata alla fine autorizzata dalla Corte Suprema americana, sollevando timori di una crescente politicizzazione del massimo organo giudiziario americano, nel quale cinque giudici a orientamento conservatore sono stati nominati da presidenti repubblicani e quattro, identificati come «liberal», sono stati scelti da democratici. Trump ha intensificato la percezione riferendosi abitualmente ai due togati che ha installato alla Corte, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, come un baluardo contro i democratici. Negli ultimi due mesi, il massimo organo giudiziario Usa ha approvato due richieste di emergenza da parte dell’Amministrazione per annullare le decisioni di un tribunale inferiore sull’immigrazione.

A luglio, ha autorizzato il trasferimento di miliardi di dollari in fondi del Pentagono per la costruzione del muro di confine. E questa settimana ha dato via libera al rifiuto delle richieste di asilo di chi ha attraversato un “Paese terzo” prima di arrivare negli Usa. Lo scorso anno, la Corte aveva confermato la costituzionalità del cosiddetto «travel ban» contro sette Paesi. Qualunque sia l’intento della Corte Suprema, sono decisioni che mandano un forte messaggio che Trump ha ampi poteri di ridefinire le leggi sull’immigrazione senza passare per il Congresso.

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