martedì 13 agosto 2013
Notizie contrastanti sulla sorte del religioso scomparso in Siria lo scorso 29 luglio. Secondo alcuni attivisti locali sarebbe stato ucciso, altri invece fanno sapere che sarebbe vivo ma prigioniero di estremisti islamici. Il ministro Bonino: la morte non è confermata. Il Vaticano monitora la situazione.
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Sono ore d'attesa e di angoscia per la sorte di padre Paolo Dall'Oglio, gesuita impegnato per trent'anni per il dialogo interreligioso in Siria, scomparso a Raqqa il 29 luglio scorso. Lama al-Attasi, attivista di Homs molto nota in Siria, ha scritto sulla sua pagina Facebook: «Voglio informarvi con grande tristezza che una fonte affidabile mi ha detto che padre Paolo è stato giustiziato. Dio abbia pietà della sua anima». La responsabilità della morte del religioso viene attribuita al regime di Bashar al-Assad. La Farnesina ha però immediatamente dichiarato che si tratta di un'indicazione che «va presa con estrema cautela e che non trova al momento alcuna conferma». Anche martedì mattina il ministro degli Esteri Emma Bonino ha ribadito: "Al momento non ci sono novità. La morte del religioso non è confermata".Identica la posizione del Vaticano: «Non abbiamo ancora nessuna informazione in merito - ha risposto ai giornalisti padre Ciro Benedettini, vice direttore della sala stampa della Santa Sede -. Il Vaticano monitora la situazione tramite i canali della Nunziatura di Damasco e della Curia generalizia dei Gesuiti».Già nel pomeriggio di lunedì sono arrivate diverse smentite alla notizia. Salam Kawakibi, esponente dell'opposizione siriana all'estero e vicedirettore di Arab Reform Initiative, spiega che padre Dall'Oglio è vivo ed è tuttora “ospite” del gruppo dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. Kawakibi ha assicurato che le informazioni «risalgono a poche ore fa» e gli sono state fornite da una persona «attendibile» di «gruppi rivoluzionari» di Raqqa. Kawakibi, come altri attivisti che via Twitter monitorano la vicenda, bolla come false le informazioni circolate sulla morte del religioso italiano a opera di «gente cerca di fare sensazionalismo». «Non ho elementi per confermare la notizia» della morte di Padre Paolo Dall'Oglio, spiega il nunzio apostolico in Siria, Mario Zenari. «La prudenza è d'obbligo finchè non abbiamo notizie concrete», sottolinea il nunzio apostolico, secondo cui le notizie emerse su Dall'Oglio «fanno male, così come quella dei vescovi rapiti ad Aleppo» lo scorso 22 aprile. Zenari ribadisce quindi che «bisogna andarci con prudenza prima di credere a quanto trapela», evidenziando come in Siria «il quadro generale è inquietante e la situazione si deteriora sempre di più».Ansia anche per QuiricoC'è anche un altro italiano nelle mani di sequestratori in Siria. In una giornata con il fiato sospeso per la sorte di padre Paolo Dall'Oglio, si attendono notizie anche di Domenico Quirico, scomparso in Siria il 9 aprile scorso. Dopo il drammatico silenzio delle prime, lunghissime settimane, sull'inviato della Stampa alla Farnesina si respira, ormai da qualche giorno, un «cauto ottimismo».«È appena finito il ramadan ed è possibile aspettarsi una ripresa dei contatti», aveva detto nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Emma Bonino. «Ci sono canali che si erano interrotti e che poi si sono riaperti e sembrano affidabili», ha poi spiegato il capo della Farnesina sottolineando che è anche «possibile che ci siano stati passaggi di mano» in «un'atmosfera grigia, molto variabile» che sarà possibile ricostruire solo a vicenda conclusa.L'ultimo «gruppo che lo avrebbe in custodia - ha poi aggiunto Bonino - è comunque uno che più si avvicina alla criminalità organizzata». La stessa indicazione era emersa anche dai servizi: secondo quanto riferito al Copasir dal direttore del Dis Giampiero Massolo, il giornalista sarebbe in mano ad un gruppo della criminalità ordinaria con il quale sarebbe già da tempo in corso una trattativa per la liberazione.L'ultimo contatto diretto con Quirico risale al 6 giugno, quando con una telefonata alla moglie fece sapere di essere stato rapito ma di stare bene. Da allora più nulla, ma è proprio da quel giorno che sembra essere tornata la speranza.
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