lunedì 23 gennaio 2012
​Con oltre il 98% delle schede scrutinate nel referendum tenutosi domenica nel Paese, il 66,24% si è pronunciato a favore dell'adesione, rispetto al 33.17% di contrari. A partire dal primo luglio 2013 la Croazia diverrà così il 28/mo stato membro dell'Unione europea.
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I croati, pur senza l'euforia tipica delle precedenti fasi di allargamento, hanno detto sì all'adesione all'Unione europea. Con oltre il 98% delle schede scrutinate nel referendum tenutosi domenica nel Paese, il 66,24% si è pronunciato a favore dell'adesione, rispetto al 33.17% di contrari. A partire dal primo luglio 2013 la Croazia, secondo paese ex jugoslavo dopo la Slovenia, diverrà così il 28/mo stato membro dell'Unione europea.A testimoniare la mancanza di ottimismo e una certa rassegnazione della popolazione, vi è il tasso di partecipazione di appena il 43,55 per cento dei 4,4 milioni di aventi diritto, il più basso mai registrato in una qualsiasi tornata elettorale tenutasi in Croazia. Finora l'affluenza più bassa in un referendum sull'adesione alla Ue era quella registratasi in Ungheria nel 2003, quando votò il 45,6 per cento degli aventi diritto."La Croazia ha detto il suo grande sì all'Unione europea dalla quale si attende molto, e sono convinto che i croati sapranno cogliere questa occasione", ha dichiarato il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic dopo l'annuncio dei risultati. "Abbiamo preso una decisione storica, cruciale per il nostro futuro, ma il successo dipenderà solo da noi stessi", ha commentato il primo ministro Zoran Milanovic, che insieme a tutti i ministri, i deputati e altre cinquecento personalità della vita pubblica croata ha preso parte nel palazzo del parlamento a una celebrazione ufficiale.   I leader del fronte del no, per lo più composto da organizzazioni nazionaliste e ultraconservatrici, sostengono che la bassa affluenza, al di sotto del 50 per cento degli aventi diritto, mette in dubbio la legittimità, seppur non la legalità, del referendum, e hanno chiesto la sua ripetizione.Intanto, sui profili di utenti croati delle reti sociali in internet, uno dei link più diffusi stasera è il video del vincitore del festival della canzone europea nel 1990, l'Eurosong, tenutosi proprio a Zagabria, quando Toto Cotugno trionfò con il brano "Insieme" dedicato all'Europa unita dopo la caduta del muro di Berlino.La campagna referendaria si è svolta all'ombra della crisi dell'eurozona, e molti croati negli ultimi mesi hanno visto affiorare dubbi sull'opportunità di unirsi a una comunità in grande difficoltà. Alla fine ha prevalso il pragmatismo con la convinzione che una nazione piccola, ormai già economicamente legata ai Paesi dell'Ue e con la valuta nazionale, la kuna, di fatto vincolata all'euro, non ha una vera alternativa e che comunque si stia meglio dentro che fuori. Molti altri vedono l'adesione come il compimento di un sogno nazionale, iniziato nel 1991, al momento della proclamazione dell'indipendenza dalla Jugoslavia socialista, e l'ingresso in Europa significa lasciare per sempre alle spalle il passato balcanico, contrassegnato da tensioni etniche, instabilità politiche, più di una volta nel corso del Novecento sfociati in sanguinose guerre civili.I negoziati di adesione sono durati quasi sei anni e durante questo processo la società croata è cambiata a vista d'occhio. Il grado di difesa dei diritti umani e la protezione delle minoranze etniche, in primo luogo quella serba, è oggi a un livello inimmaginabile negli anni Novanta. La lotta alla corruzione e al crimine organizzato, uno dei criteri più importanti posti da Bruxelles, hanno portato in carcere decine di imprenditori e ex ministri, incluso l'ex premier Ivo Sanader.Ora la parola passa ai parlamenti dei Paesi membri che, prima della data prevista per l'ingresso effettivo, a luglio 2013, dovranno ratificare il Trattato di adesione della Croazia.
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