sabato 30 novembre 2013
​Urne aperte per tutta giornata di domenica in Croazia per decidere se nella Costituzione debba essere introdotta la definizione di matrimonio «come unione di un uomo e di una donna». In netto vantaggio, nei sondaggi, il fronte del sì con una percentuale tra il 59 e il 65%. (Luca Geronico)
COMMENTA E CONDIVIDI
Urne aperte per tutta giornata di domenica in Croazia per decidere se nella Costituzione debba essere introdotta la definizione di matrimonio «come unione di un uomo e di una donna». È il primo referendum di iniziativa popolare mai organizzato nel Paese, ma è anche il primo referendum con un quesito del genere in tutta Europa. In netto vantaggio, nei sondaggi, il fronte del sì con una percentuale tra il 59 e il 65%. Il «no», sostenuto dal governo e maggioranza socialdemocratica e da molti intellettuali raccoglierebbe il 27%.La campagna La consultazione è stata promossa dal cartello di associazioni cattoliche "Nel nome della famiglia", che in soli 15 giorni ha raccolto 740mila firme, più del doppio di quelle richieste. Una mobilitazione villaggio per villaggio in un Paese di 4,4 milioni di abitanti dove quasi il 90% della popolazione si dichiara cattolico. L’iniziativa ha avuto il pieno appoggio del partito conservatore di opposizione Hdz. «Vogliamo impedire che le coppie omosessuali abbiano le stesse opportunità (come ad esempio l'adozione, ndr) di quelle tradizionali, formate da un uomo e una donna», ha dichiarato la leader di "Nel nome della famiglia" dell’associazione Zeljka Markic. Pieno sostegno al cartello referendario da parte della Conferenza episcopale croata: «La definizione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna è per i cattolici ovvia, ma oggi noi dobbiamo batterci per difenderla e conservarla per il futuro», ha dichiarato giorni fa il cardinale Josip Bozanic. Favorevoli al referendum pure le comunità religiose minoritarie (ortodossi serbi e musulmani bosniaci), nonché tutti i partiti di centro-destra. Il fronte del noContrari i partiti di centro-sinistra e il mondo universitario. Il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic, ha dichiarato: «Non sarebbe bene che la Croazia diventasse un Paese dove l’intolleranza e la discriminazione siano legittimati dalle urne». Il governo non ha mai annunciato di voler legalizzare i matrimoni tra omosessuali, ma una legge per le unioni civili, che non concede il diritto all’adozione dei minori. Le organizzazioni per i diritti dei gay temono un forte aumento di «omofobia» e «discriminazione». Prevista una buona partecipazione, tra il 45 e il 55%: la legge croata non prevede nessun quorum per cui l’esito del voto sarà vincolante a prescindere dall’affluenza.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: