lunedì 14 febbraio 2022
Sono arrivati i missili dalla Lituania e le munizioni dagli Usa. Il cancelliere tedesco Scholz lavora per disinnescare le tensioni: "Ci aspettiamo dalla Russia chiari segnali di de-escalation"
130mila soldati russi al confine, il vescovo di Kiev: prosegua il dialogo

Reuters

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L'Ucraina si prepara alla guerra: sono arrivati i missili dalla Lituania e le munizioni dagli Usa.Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, dopo il viaggio della settimana scorsa negli Stati Uniti, ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre martedì sarà a Mosca da Vladimir Putin nel tentativo di disinnescare le tensioni.

"La mia visita in Ucraina avviene in un momento molto grave". Lo ha detto Olaf Scholz durante la conferenza stampa a Kiev con il presidente ucraino Zelensky, ribadendo la solidarietà della Germania all'Ucraina. Ed annunciando altri 150 milioni di euro di aiuti finanziari al Paese dell'Europa orientale. Secondo Zelensky inoltre l'adesione dell'Ucraina alla Nato ne garantirebbe la sua sicurezza.

"Siamo pronti ad un serio dialogo con la Russia sulle questioni della sicurezza europea" ha aggiunto Scholz durante la conferenza stampa a Kiev, ribadendo la volontà di evitare l'escalation ma aggiungendo però di voler "essere chiaro: se la Russia di nuovo viola l'integrità territoriale, noi sappiamo che fare".
"Siamo pronti ad ampie ed effettive sanzioni in coordinamento con i nostri alleati", ha detto il cancelliere tedesco che ha ricordato, riguardo al dialogo con Mosca, che "Nato e Usa hanno presentato alla Russia proposte concrete, che noi sosteniamo. Ora noi aspettiamo la reazione - ha concluso il cancelliere tedesco - una risposta dalla Russia".


Non è sembrato che arrivasse alcuna svolta dal colloquio telefonico Biden-Putin durato oltre un'ora sabato. Anzi, il presidente Usa Joe Biden aveva minacciato la Russia: "Se invadete l'Ucraina la pagherete cara". Putin e Biden, dunque, si erano lasciati con un nulla di fatto, mentre il segretario di Stato, Antony Blinken aveva rivelato che i "russi potrebbero usare un incidente come pretesto". Il Cremlino aveva replicato: "L'isteria americana ha raggiunto il suo apice".

Intanto i servizi segreti Usa hanno fatto sapere di aver intercettato telefonate degli alti vertici militari russi in cui si indicano le date del 16-17 febbraio come quelle del possibile attacco. Disinformazione? Non è escluso, anche se le notizie che arrivano non sono rassicuranti. L'Ucraina ha consigliato alle compagnie aeree di evitare di sorvolare le acque del Mar Nero a causa delle esercitazioni navali russe che si svolgono sul posto (Reuters), ma ha anche annunciato la creazione di un fondo da 592 milioni di dollari per garantire i voli nel suo spazio aereo. Salgono a 130mila i soldati russi schierati al confine, oltre la soglia critica necessaria per passare all'offensiva.

In una telefonata con il presidente ucraino Zelensky, Biden ha detto che gli Stati Uniti risponderanno "rapidamente e con decisione" in caso di invasione russa, mentre il presidente ucraino avrebbe chiesto a Biden di recarsi presto in visita nel Paese

Dalla Germania è stato il rieletto presidente Steinmeier, che si è appellato a Putin: "Sciolga il cappio attorno al collo dell'Ucraina" e "non sottovaluti la forza della democrazia". Il governo tedesco considera la situazione "estremamente pericolosa". Il compito del cancelliere tedesco Scholz è molto difficile, dovrà tentare di dissuadere Putin dal tentare un attacco e, al tempo stesso, avvertirlo che la Russia dovrà pagare un "prezzo molto alto" se dovesse invadere l'Ucraina. I suoi aiutanti assicurano di non aver perso la speranza che la diplomazia possa evitare una guerra, anche se minimizzano le aspettative di una svolta. "Non credo che usciremo da questo meeting con un risultato concreto", ha detto un funzionario al Financial Times, aggiungendo che "non è il momento" di abbassare la guardia.

Il 16 e il 17 febbraio è prevista una riunione dei ministri della difesa della Nato a Bruxelles, prima che i leader dell'Ue si riuniscano per un vertice alla fine della settimana.

Mentre il mondo dà l'allarme, Kiev tenta di mantenere la calma: il traffico scorre regolarmente, si esce in strada, chi va al lavoro, chi fa una passeggiata in famiglia approfittando del clima che, attorno a un grado e con poca neve, da queste parti è considerato gradevole per la stagione. Ma sotto la coltre di apparente normalità, comincia a covare la paura e ci si prepara comunque al peggio: nelle scuole sono state ordinate prove di evacuazione nei rifugi, mentre c'è chi tiene già pronta in casa una valigia con i documenti e gli effetti personali più importanti per essere in grado fuggire in fretta, se la Russia di Vladimir Putin dovesse decidere di attaccare.

Il resto del mondo sembra quasi darlo per scontato, questione se non di ore di pochi giorni, e ogni Paese invita - Italia compresa - i propri cittadini a lasciare l'Ucraina. Il sentimento generale, o per lo meno quello ostentato, è che però l'allarme sia più mediatico che reale, e che faccia presa più in Occidente che tra gli stessi ucraini. "Noi siamo già in guerra dal 2014 - ripetono, quasi all'unisono -. E se Putin dovesse invaderci, siamo pronti".
Diversi gli scenari presi in considerazione: un'invasione da Est, oppure da Nord attraverso il confine bielorusso più vicino a Kiev, o ancora un'azione dimostrativa a Odessa sul Mar Nero, fino agli attacchi cybernetici o ibridi.

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Il vescovo di Kiev: giorni incerti, prosegua il dialogo

"In caso di guerra il mio posto è qui, accanto alla popolazione, agli ucraini" così si è espresso il vescovo di Kiev-Zhytomyr, monsignor Vitalii Kryvytskyi, 49 anni, salesiano, da circa 4 anni. "In caso di invasione dei russi, la Chiesa non abbandonerà nessuno e continuerà a lavorare per la pace".


"Viviamo giorni molto tesi e incerti. Moltissime persone sono indecise su cosa pensare e su cosa fare. La gente sta cercando di valutare tutte le informazioni che arrivano, di capire quali sono quelle vere e quella false. Il nostro compito, adesso, è anche quello di aiutare a trovare la verità delle cose. Noi non siamo politici, ma vogliamo aiutare la gente a non cadere nel sentimento della paura e a non farsi trarre in inganno", ha sottolineato il vescovo cattolico in un'intervista al Sir.
"Io non vedo motivi reali per occupare il nostro Paese. I motivi che possono essere addotti sono solo provocazioni. Alcuni parlano di visioni imperialistiche della Russia, ma sono solo parole". Monsignor Kryvytskyi ha concluso: "Collaboriamo e lavoriamo insieme per la pace. Abbiamo un dialogo costruttivo con le autorità civili. La settimana scorsa abbiamo avuto un incontro con il capo del Parlamento e tra un paio di giorni vi sarà un incontro tra il Consiglio Panucraino delle Chiese e i ministri degli esteri e della difesa. Il governo ci chiede di aiutare il dialogo con la popolazione".

Ue: lavoriamo ad ampio pacchetto sanzioni Mosca

"Il lavoro sul pacchetto di sanzioni contro la Russia è in corso e coprirà un'ampia gamma di settori: sanzioni finanziarie, economiche e commerciali, compreso il controllo dell'export. E' un lavoro in corso". Lo ha dichiarato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, al suo arrivo alla riunione informale dei ministri del Commercio a Marsiglia. "E' chiaro che nella situazione che stiamo affrontando, con l'ammassamento militare della Russia al confine ucraino e le sue minacce alla sovranità e all'integrità territoriale ucraine ed, essenzialmente, contro tutto l'ordine di sicurezza dell'Ue, come Unione europea e come società occidentale democratica mandiamo un messaggio forte e unito che ogni aggressione affronterà una ferma azione anche da parte dell'Ue, con forti sanzioni", ha aggiunto Dombrovskis.



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