martedì 16 giugno 2020
Oltre 106 i casi in 4 giorni, tutti collegati al mercato di Xinfadi: saltano le prime teste. La reazione: quartieri isolati, controlli della temperatura e 200mila test. Infezioni in altre province
Il mercato di Xinfadi a Pechino da cui è partita la nuova infezione

Il mercato di Xinfadi a Pechino da cui è partita la nuova infezione - Reuters

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Fuori tutto è all’insegna del gigantismo un po’ pacchiano con cui la Cina ama presentarsi al mondo. Dentro è un fitto, interminabile, reticolo di magazzini e banchi di vendita, nel quale ogni anno vengono vendute qualcosa come 14 milioni di tonnellate di cibo. Ha qualcosa di mastodontico il mercato all’ingrosso Xinfadi, nel distretto sudoccidentale di Fengtai, a Pechino, il più grande di tutta l’Asia: è esteso come 157 campi di calcio messi assieme, è 20 volte il mercato del pesce di Wuhan, dal quale si è originata l’epidemia di coronavirus. E da una manciata di giorni, ha anche qualcosa di sinistro. Xinfadi ha riportato, dopo oltre due mesi, il contagio (e la paura) nella capitale cinese. Infettando anche le Borse asiatiche e quelle europee, che poi hanno limitato le perdite. Sono 79 casi accertati in quattro giorni, 36 quelli registrati ieri. L’Oms ha parlato di 10e casi, di situazione "estremamente grave", avvertendo che tutti devono essere pronti a fronteggiare nuovi focolai. Il virus si è già diffuso anche nella provincia di Hebei, del Liaoning mentre si registra un caso sospetto nel lontano Sichuan. Non si hanno notizie sulle condizione delle persone contagiate.

Una cosa è certa, però. La Cina ha attivato una risposta massiccia. La vice primo ministro Sun Chunlan, che coordina le misure anti– epidemia a livello nazionale, ha chiesto «le più rigorose indagini epidemiologiche » al mercato e nei pressi della struttura e uno «scrupoloso rintracciamento della fonte» del focolaio. Alcuni funzionari sono stati rimossi. Per evitare la diffusione del contagio è partita, un’operazione di raccolta delle informazioni personali «porta a porta », mirata a stabilire chi abbia visitato il mercato Xinfadi dal 30 maggio scorso. Chiuse anche delle scuole, vietati eventi sportivi. Le autorità della capitale cinese hanno già testato circa novantamila persone e ottomila operatori del mercato, che sono sottoposti a un regime di quarantena tra le mura domestiche, e puntano a compiere test su circa duecentomila persone. Oltre al mercato Xinfadi, e a undici complessi residenziali della zona, è stato chiuso anche un altro mercato, lo Yuquandong, assieme a dieci complessi residenziali nelle immediate vicinanze.

«Gli sforzi di contenimento dell’epidemia sono rapidamente entrati nella modalità da tempo di guerra », ha dichiarato un funzionario della capitale, Xu Ying. Tutti i complessi residenziali della città dovranno avere personale che vigila 24 ore al giorno su chiunque entri o esca e ne prenda la temperatura. «Non siamo sicuri riguardo alla mutazione del virus. Attualmente l’epidemia si sta diffondendo nella capitale e dobbiamo rimanere vigili», ha detto il portavoce della municipalità di Pechino, Xu Hejian. Secondo un epidemiologo della capitale la nuova infezione potrebbe venire dall’Europa. A Baoding, nello Hebei, le autorità locali hanno installato posti di guardia con screening della temperatura per controllare chiunque entri in città da Pechino, mentre a Daqing, nella provincia dello Heilongjiang, è stata imposta una quarantena di 21 giorni per chiunque arrivi dalla capitale.

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