martedì 11 maggio 2021
I dati mostrano un'ulteriore diminuzione del tasso di fecondità e un rallentamento della crescita della popolazione
Il tasso di fecondità è sceso da 1,8 a 1,3

Il tasso di fecondità è sceso da 1,8 a 1,3 - Ansa

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Il calo delle nascite è, in tutto il mondo, un effetto collaterale della pandemia. Anche la Cina ne è stata interessata con una drastica riduzione demografica, soprattutto a partire dal 2021. Nel Paese, tuttavia, il dato si inserisce già in una situazione problematica che già da tempo rappresenta una delle maggiori sfide per la leadership di Pechino, connessa com’è con le prospettive di sviluppo e di stabilità. Per questo, la Repubblica popolare cinese è oggi forse la nazione dove più il fattore demografico si presenta con questa urgenza e dove un aggravamento della situazione dovuto alla diffusione del Covid-19 è visto di conseguenza con maggiore apprensione.
Erano grande, dunque, l’attesa per i risultati del settimo censimento decennale svoltosi tra novembre e dicembre 2020. Più volte posticipati, ufficialmente per le difficoltà connesse alla pandemia, i dati diffusi ieri hanno portato alcune conferme ma segnalano anche criticità nel sistema-Cina. Confermato anzitutto un segno positivo, smentendo analisi più pessimistiche, come quella del quotidiano britannico Financial Times che a fine aprile prevedeva una discesa sotto la soglia di 1,4 miliardi di abitanti. L’Ufficio nazionale di statistica ha indicato in 1,412 miliardi i cittadini cinesi: dodici milioni in più rispetto all’anno precedente. Tale numero va però considerato avendo presente che i nuovi nati nel 2019 erano stati 14,65 milioni e che il calo del 18 per cento conferma una tendenza che negli ultimi anni le autorità hanno cercato in ogni modo di invertire senza successo.
Il tasso di fecondità è sceso a 1,3 figli per donna, parecchio al di sotto del 2,1 per cento necessario a stabilizzare la popolazione e soprattutto in peggioramento dall’1,8 del 2019. Meno figli, quindi, ma non si può più parlare di sole prospettive, perché l’orizzonte demografico mostrato dal censimento è già oggi poco incoraggiante. A confermarlo lo stesso responsabile dell’Ufficio nazionale di statistica, Ning Jizhe: «I dati del censimento mostrano anche contraddizioni strutturali riguardo lo sviluppo della popolazione». Tra questi, sottolinea Ning, «il declino numerico della popolazione in età lavorativa e delle donne in età fertile, l’accelerato processo di invecchiamento della popolazione, la contrazione del tasso di fertilità complessivo e l’inversione di tendenza delle nascite».
Ci vorrà del tempo per analizzare questi come gli altri usciti dal censimento, ma la vera sfida sarà conciliare le nuove tendenze demografiche con una gestione autoritaria e centralista del potere, vecchie consuetudini e un diffuso cambiamento nella società che un utente di Weibo (il Twitter cinese) ha così sintetizzato: «Il declino del tasso di fertilità riflette il progresso nell’atteggiamento del popolo cinese: le donne non sono più solo strumenti di riproduzione».

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