sabato 6 marzo 2021
Il virus ha amplificato le diseguaglianze di genere. Smerilli: «Sanno che cosa vuol dire prendersi cura e possono insegnarlo al mondo». Martinelli: «Lo sguardo femminile fonte di ispirazione»
Le donne sono il 70 per cento del personale sanitario globale

Le donne sono il 70 per cento del personale sanitario globale - Reuters

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Il mito del great equalizer s’è infranto dopo qualche settimana. La pandemia s’è rivelata un amplificatore delle diseguaglianze. Inclusa quella di genere. È sufficiente ricordare che il 70 per cento del personale sanitario mondiale è composto da operatrici, le più esposte al contagio. «La vulnerabilità di un numero enorme di donne nel globo è cresciuta. Eppure, tante hanno dimostrato una straordinaria capacità di resilienza», afferma un report della Commissione vaticana Covid-19, creata dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (http://www.humandevelopment.va e http://www.humandevelopment.va/it/vatican-covid-19.html). «Questa è una pandemia che rispetta le donne un po’ meno degli uomini, perché lavorano nei settori più colpiti, perché anche in casa lavorano più degli uomini, perché sono sempre più spesso vittime di violenza domestica», afferma suor Alessandra Smerilli, responsabile della Taskforce Economia dell’organismo vaticano. E aggiunge: «La Commissione, se da una parte vuole mettere in evidenza queste difficoltà, dall’altra vuole lanciare il messaggio che proprio le donne possono essere protagoniste della rigenerazione di un tessuto economico e sociale, il quale dovrà essere necessariamente diverso dopo la pandemia. Le donne sanno che cosa vuol dire prendersi cura e possono insegnarlo alla collettività». Sulla stessa linea Chiara Martinelli, di Cisde e co-coordinatrice della Task-force ecologia della Commissione: «Lo sguardo femminile può ispirare, disegnare e promuovere una ripresa post-pandemia fondata sul “prendersi cura” degli altri, delle popolazioni più vulnerabili del pianeta».

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