lunedì 12 aprile 2021
L'ammissione di Gao Fu che guida il Centro di controllo e la prevenzione delle malattie. Quindi la correzione in corsa. Ma l'incognita efficacia resta
"Vaccini poco efficaci": l'autogol (con rettifica) della Cina

Reuters

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La “rettifica” è arrivata in tempi record. L’ammissione sulla efficacia parziale (o modesta) dei vaccini cinesi, fatta domenica? «Un malinteso» si è corretto, ieri, Gao Fu in un’intervista rilasciata all’ortodossissimo Global Times, lo stesso Gao Fu che, il giorno prima, aveva ammesso che i vaccini cinesi «non hanno tassi di protezione molto elevati». «I tassi di protezione di tutti i vaccini nel mondo – ha provato a giustificarsi ieri lo scienziato cinese – sono a volte alti, a volte bassi. Come migliorare la loro efficacia è una domanda che deve essere presa in considerazione dagli scienziati di tutto il mondo».
Ma la frittata era ormai fatta. Soprattutto se si considera che a pronunciarsi è stato l’uomo che guida il Centro di controllo e la prevenzione delle malattie in quella che è suonata – ha notato il South China Morning Post – come una rarissima autocritica da parte del regime cinese.
La precipitosa retromarcia lascia una scia di incertezze tossiche. Perché l’affaire Covid si è caricato subito per la Cina di uno spessore tutto politico. Dopo essere finita nel mirino per aver silenziato i primi allarmi sulla pandemia, Pechino ha cercato di recuperare e di rovesciare il tavolo, con quella che è stata definita la “diplomazia dei vaccini”. Il gigante asiatico ha distribuito centinaia di milioni di dosi di vaccino nel mondo, combinando abilmente rapporti diplomatici e senso degli affari. Una modesta efficacia dei vaccini può dunque creare situazioni di emergenza a catena e imbarazzo a Pechino, impegnata in una “guerra” a distanza con l’Occidente proprio sul dossier vaccini.
Ma quale è la verità sulla performance dei vaccini “made in China”? Come ha scritto il Guardian, «l’efficacia del vaccino Sinovac è stata valutata al 50,4% dai ricercatori in Brasile. In confronto, è stato riscontrato che il vaccino prodotto da Pfizer ha un tasso di efficacia del 97%». Una situazione per la quale la Cina – come affermato proprio da Gao Fu – starebbe studiando una serie di contromosse: aggiustare il dosaggio, l’intervallo tra le due dosi o aumentare il numero di dosi; oppure mischiare vaccini con diverse tecnologie. La terza via è un nuovo farmaco, basato come Moderna e Pfizer/BioNTech sull’Rna messaggero, per cui Sinopharm ha appena ricevuto l’approvazione ai test clinici dalle autorità della Cina.
Dentro casa, il gigante asiatico continua la campagna di vaccinazione. Che dopo un avvio blando – con l’infezione decisamente sotto controllo da mesi l’urgenza di immunizzarsi non è percepita dai cittadini cinesi – ha accelerato, toccando quota 167,34 milioni di dosi di vaccini anti Covid-19 somministrate nel Paese. La Cina punta a vaccinare il 40 per cento della sua popolazione entro giugno.

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