sabato 8 agosto 2015
I cristiani del Nord e del Sud uniti per la riconciliazione. Domani una liturgia congiunta unirà i fedeli divisi da settant'anni nel ricordo della visita di papa Francesco nell'agosto dello scorso anno.
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Pace e riunificazione: è questo il senso della giornata di preghiera di domani promossa dal Consiglio nazionale delle Chiese in Corea e dalla Federazione cristiana coreana. La preghiera, come riporta il Sir (Servizio di informazione religiosa) sarà condotta congiuntamente dai cristiani da entrambi i lati del confine, in un atto significativo di solidarietà per i popoli dei due Paesi. Per l’occasione i tutti i cristiani di Corea reciteranno un’unica formula: “Sono passati 70 anni da quando ci siamo divisi - si legge nel testo - O Signore, lascia che la liberazione di quel giorno viva di nuovo nei nostri cuori. (…) In questo momento in cui il Sud e il Nord stanno pregando con un solo cuore per la riunificazione dei due Paesi, fai di noi apostoli di pace”, cristiani capaci di “adempiere i doveri del ministero della riconciliazione”.

Proprio un anno fa, il 14 agosto, papa Francesco arrivando a Seul dedicò le sue prime dichiarazioni alla riconciliazione della penisola. “La Corea - disse - non si scoraggi nel perseguire pace, unità e giustizia. E abbatta il muro dell’odio e della diffidenza, promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà". "La divisione della penisola coreana in popolazioni separate tra Nord e Sud - dice Peter Prove, direttore della Commissione del Wcc (World Council of Churches) per gli affari internazionali - è una delle grandi sfide politiche e spirituali del nostro tempo”.

Secondo Antonio Fiori, esperto di Corea e professore alla Facoltà di scienze politiche all’Università di Bologna, la speranza di una riunificazione delle due Coree “esiste, ma per l’appunto è una speranza, frustrata dagli eventi e dalla profonda divisione dei due Paesi. Non esistono assolutamente elementi che possano in alcun modo farci pensare alla possibilità di riconciliazione dei due Paesi”. E la visita del Papa? “Non mi pare - risponde il professore - a giudicare da quello che vedo, che la visita del Pontefice abbia lasciato una forte e concreta eredità. Ritengo, ciononostante, che una presa di posizione concreta come quella di Papa Francesco con riferimento alla riunificazione della penisola non possa che farci sperare in un futuro migliore per questi due Paesi”.

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