lunedì 10 ottobre 2011
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Sono otto milioni, il 10 per cento della popolazione, ma se continuano stragi e tensioni, sono destinati a diminuire rapidamente: si tratta dei copti d'Egitto, la più importante minoranza del Paese dalle antichissime origini. Le pressioni crescenti e i ripetuti attacchi, soprattutto da parte dei salafiti, stanno spingendo alla fuga i copti egiziani e l'esodo all'estero, secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, riguarderebbe finora almeno 100 mila persone.La strage di domenica è solo l'ultima in ordine di tempo. La notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio 2011, ad Alessandria d'Egitto, morirono 21 persone (45 secondo i copti) in seguito ad un'esplosione, poco dopo la mezzanotte, davanti a una chiesa copto-ortodossa.Furono 15 i morti, in scontri tra copti e salafiti, il 7 maggio 2011 al Cairo. Nel gennaio 2010, otto copti furono uccisi subito dopo la messa del Natale ortodosso nel villaggio meridionale di Nagaa Hamadi. Il responsabile dell'attacco, Hamam Kamuni, che aveva aperto il fuoco quella notte, è stato impiccato oggi.I copti sono presenti in tutto il Paese e in tutte le categorie sociali anche se loro si considerano fuori da alcuni settori come la giustizia, l'università o le forze dell'ordine. I primi monaci copti vissero in Egitto nel IV secolo e la chiesa copta è stata una delle chiese a soffrire di più dell'avanzata araba nel Nordafrica.Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e Chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo che ha portato nel 1973 al primo incontro, dopo quindici secoli, tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti, Shenuda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 12 febbraio 1988.
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